Il Nobel Krugman ha pubblicato recentemente sul suo blog due articoli, che come al solito sono sintetici ma allo stesso tempo molto chiari. Nel primo articolo evidenzia la somiglianza fra l'euro e il gold standard, sistema corresponsabile della grande depressione degli anni 30. In particolare sottolinea come una crisi di bilancia dei pagamenti, che è alla base degli squilibri interni alla zona euro, ci sia stata anche negli anni 30 (fra il 1919 e il 1933), con ingenti afflussi di capitali verso l'Austria, l'Ungheria e la Germania, che poi si sono improvvisamente arrestati e quindi sono "fuggiti" da questi paesi, con conseguenze disastrose. Infatti Krugman scrive : "...I knew that it was best viewed as a balance-of-payments crisis, not a debt crisis — a case in which large capital inflows to Europe’s periphery suddenly went into reverse. What I didn’t know was that something quite similar happened in Europe from 1919 to 1933, with huge inflows to Austria, Hungary and Germany suddenly shifting to huge outflows, and with similarly disastrous results..." Proseguendo nel suo discorso il professor Krugman ci fa notare che a seguito di un "Sudden Stop" (termine coniato da Calvo dopo la crisi Asiatica del 1990), con conseguente crisi economica, solitamente come una Fenice che rinasce dalle sue ceneri, arriva una ripresa ruggente. A conferma di quanto detto Krugman fornisce questo grafico sulla produzione industriale (1927 - 1937) in cinque paesi diversi : Quello che Krugman sottolinea è il pessimo risultato della Francia dove non arriva la Fenice della rinascita economica, e si chiede perché la Francia è diversa? Semplice, perché è rimasta nel gold Standard. E da qui l'analogia con la crisi dell'eurozona, dove nonostante la profonda crisi che va avanti e peggiora da oltre 5 anni, non si intravede nessuna Fenice della rinascita, per un motivo molto semplice, L'EURO, che agisce in maniera simile al gold standard se non peggiore. Ecco le parole usate dal buon Krugman : "...Why was France different? It stayed on the gold standard. And it’s hard to avoid the notion that the absence of any phoenixes in Europe today comes from the role of the euro, which is acting as a similar constraint, only worse..". E conclude facendoci notare il "successone" dell'euro : "...But hey, Europe has just had one quarter of (modest) growth. The euro is a triumph!" Nel su secondo articolo o professor Krugman viene analizzato l'evidente fallimento dell'austerità dal punto di vista economico, che però rischia di diventare un successo dal punto di vista politico. Nel sottolineare che l'austerità ha fallito a tutti i livelli per i seguenti motivi : 1 - fra fine 2012 e inizio 2013 nonostante debiti e deficit pubblici siano cresciuti in tutto il mondo, Europa compresa, i tassi di interesse sono rimasti bassi; 2 - a seguito dei moltiplicatori che il FMI ha ammesso essere superiori ad 1, in recessione tagliare la spesa e aumentare le tasse è distruttivo per l'economia; 3 - il presunto limite del 90% del rapporto Debito Pubblico/PIL oltre il quale la crescita rallenta bruscamente, non esiste; il professore ci fa notare che nulla è cambiato nelle politiche economiche di austerità per due motivi : 1 - a lungo andare le economie tendono a migliorare anche a seguito di crisi causate da pessime politiche economiche; 2 - la gente tende a dimenticare gli eventi più lontani nel tempo e a ricordare solo quelli più recenti. Quindi fondamentalmente gli austerians non devono far altro che aspettare, perché primo o poi la ripresa arriva e possono prendersene il merito, ecco le parole esatte di Krugman : "...Over the course of fall 2012 and spring 2013, the opponents of austerity were vindicated on every intellectual front. Interest rates stayed low despite high debt and deficits (and fell in Europe once the central bank began doing its job as lender of last resort). The evidence became overwhelming that cutting spending and raising taxes in a slump depressed output, and by much more than the IMF had previously assumed. The alleged debt cliff, with growth falling off sharply once debt exceeded 90 percent of GDP, turned out not to exist — and even the mild negative correlation between debt and growth seems to be mainly reverse causation. But nothing changed in policy — and the austerians may well come out as political winners despite having been wrong about everything. Why? Well, there are two facts you need to know. One is that economies tend to improve, eventually, even if they’ve been depressed by bad policies. The other is that voters, and to an important extent the chattering classes as well, evaluate politicians not by the absolute level of income, far less by a comparison between how things are with how they should be, but by the recent rate of change. So in an important sense all the austerians had to do was hang on long enough. Sooner or later there would be an upturn, and they could claim credit..." A conferma di quanto scritto, Krugman porta l'esempio del presunto successo della Reganomics degli anni 80, mostrandoci due grafici dove sono riportate le previsioni fatte dal Congressional Budget Office (CBO) prima dell'elezione di Regan, sulla Disoccupazione (fig 1) e sulla crescita reale del PIL (fig 2), ecco i risultati : Come si vede chiaramente le previsioni (soprattutto sulla disoccupazione) sono diversa dai dati reali, e come suggerisce Krugman l'unico dato migliore del previsto è quello sull'Inflazione, che il CBO aveva previsto all'8% e che in realtà è stata sotto il 4%, ma per questo non c'è da stupirsi visto l'alta disoccupazione e la curva di Philips.
Il riassunto di Krugman è : "...So a quick summary of what happened during Reagan’s first term is that the U.S. economy experienced a much worse slump than almost anyone expected, then recovered by 1985 roughly to trend, with unemployment still somewhat elevated. On the whole, it was a bad record, with hundreds of billions of potential output wasted and a lot of gratuitous pain for the unemployed. But that, of course, is not how it played politically. Because output was growing fast and unemployment falling fast in 1984, as the election approached, it was Morning in America! Supply-side economics vindicated, Keynesianism destroyed! And this legend lives on to this day..." Capito, il primo mandato di Regan è stato un fiasco, ma con l'avvicinarsi delle elezioni per il secondo mandato, è arrivata la ripresa che ha consacrato il liberismo e l'austerità e ucciso il Keynesismo. La conclusione è che qualcosa del genere possa succedere anche in Europa : "...I think we need to face the possibility that something like this may happen in the UK, and maybe even in Europe. But even if it does, the answer is to keep on plugging away at the truth, and remember that the wheel of fortune turns. Remember, it was only 8 years from Morning in America to “It’s the economy, stupid.” Dal blog del Nobel per l'economia Paul Krugman : But Where’s My Phoenix? e When Good Things Happen to Bad Idea Addendum del 18/09/2013 A conferma della rivendicazione di vittoria da parte dei difensori dell'Austerità, arriva questo articolo del Telegraph a firma di Evans-Pitchard, che riporta le parole del ministro tedesco Schauble, che sta già rivendicando i presunti benefici che sta portando il consolidamento fiscale via austerità, visto che la zona euro nel secondo trimestre 2013 è cresciuta dello 0,3%. Dal Telegraph : My grovelling apology to Herr Schäuble Buona informazione a tutti.
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MENTRE LA SINISTRA SI RIFIUTA DI APRIRE IL DIBATTITO, LE DESTRE EUROPEE SI SCHIERANO CONTRO L'EURO.13/9/2013 Certo che la situazione è paradossale, in Europa in generale, ed in Italia in particolare, siamo ormai da anni nella situazione in cui gli unici a fare qualcosa (poche cose a dire il vero) di sinistra per la gente, è la destra.Il caso dell'eventualle uscita dalla moneta unica è esemplare, ovviamente c'è chi è a favore dell'eurexit (come il sottoscritto) e chi no, ma questo non sorprende, il mondo è bello perchè è vario, quello che veramente lascia esterrefatti è la totale chiusura della sinistra itaiana anche al solo dibattito sull'argomento! L'euro per la sinistra è diventato un dogma, un tabù, il solo ipotizzare la sua fine o il metterlo in discussione, scatena reazioni violente e feroci degna dei peggiori regimi Dittatoriali, e intanto approfittando di questa ciecità politica e culturale che regna nella sinistra nostrana ed europea, le destre si organizzano per prepararsi all'inevitabile fine della moneta unica. Se quello che vi dico può sembrarvi un'eresia, voglio mostrarvi un quadro di insieme. Iniziamo dal nostro paese, come abbiamo visto nel post di ieri su Beruscono e l'eurexit (QUI), già nel 2011 l'ex Prmier comunicò (minacciò?) di voler far uscire l'Italia dalla moneta unica (paghiamo ancora le dure conseguenze della sua destituzione e della mancata eurexit), a distanza di due anni troviamo un politico di destra come Gianni Alemanno che si espone pubblicamente e ci dice questo : E nel suo blog ha postato un video dal titolo e dal contenuto molto chiaro, per chi volesse vederlo :
Liberarsi dall’Euro per uscire dalla crisi Qualcuno potrebbe obiettare che il progetto di Alemanno è appena all'inizio e che il consenso che riceverà, se lo riceverà, sarà pressocchè nullo, ma se usciamo dai confini nazionali e poniamo lo sguardo sulle imminenti elezioni tedesche, non si può far a meno di non notare la presenza del partito euroscettico della destra tedesca, il neonato AFD (Alternative für Deutschland). AFD è stato fondato circa un anno fa dall'ex presidente della confindustria tedesca Bernd Lucke, quindi non proprio uno sprovveduto, e se fino a pochi mesi fa fosse considerato solo una sorta di "esperimento elettorale", oggi gode di una certa credibilità, tanto che negli ULTIMI SONDAGGI vine accreditato del 3% dei voti (in Germania si entra in parlamento con il 5%), se vi sembra poco, tenete presente che il partito fondato da Giannino (Fare per Fermare il Declino), alle elezioni di quest'anno ha preso solo l'1% dei voti nonostante una massiccia campagna pubblicitaria. L'eco della nascita e della crescita di AFD ha scosso molto la Germania, tanto che sul bog amico Voci dalla Germania, viene tradotto per noi questo rcente articolo apparso su WirtschaftWoche Online, dove ci si chiede : Alternative für Deutschland ha già vinto? per comprendere meglio il pensiere del fondatore di AFD e la linea politica del partito, vi rinvio a quest'altro post : Dialogo fra un euroscettico e un non so dove Lucke dice fra e altre cose : "...Non è la Germania a dover lasciare l'Euro, ma i paesi del sud", ci dice il leader del nuovo partito anti-Euro, Bernd Lucke..." Se quelli descritti finora sono come già detto soggetti politici appena nati, come nel caso di Aemanno, o partiti di minoranza nel caso di AFD, quello che sta accadendo in Francia con l'ascesa che sembra inarrestabile di Marine Le Pen del Fronte Nazionale (Destra Francese), è ben diverso. Se qualcuno non lo sapesse, il partito della Le Pen NEI SONDAGGI È DATO AL PRIMO POSTO, e se fosse lei a vincere le elezini e a governare nel paese transalpino, le sue intenzioni sarebbero chiare e decise, infatti in un articolo apparso sull Telegraph e ripreso da InvestireOggi, dal titolo: La trionfante ‘Giovanna d’Arco’ francese promette di riportare il franco e distruggere l’euro Marine dice : “...Nello stesso momento in cui la Francia esce, l’euro cessa di esistere, e questa è la nostra forza incredibile. Che cosa hanno intenzione di fare, mandare i carri armati?” ha detto al Daily Telegraph, dalla sede del Fronte Nazionale, un edificio nascosto nel sobborgo parigino di Nanterre. Il suo ufficio è piccolo e ordinario, quasi austero. “L’Europa è solo un grande bluff. Da un lato vi è l’immenso potere dei popoli sovrani, e dall’altro pochi tecnocrati,” ha detto..." parole non proprio diplomatiche direi, anzi che dimostrano una grande determinazione politica e che nonostante evidenziano la volontà di far uscire la Francia dal'euro, fa raccogliere alla Le Pen enorme consenso fra gli elettori Francesi. Anche se stiamo parlando di "soli" 3 paesi su 17 (per ora) dove sono nati e crescono partiti politici €uroscettici, bisogna ricordarci che Germania Francia e Italia, nell'ordine elencato, sono i tre paesi più importanti e grandi d'Europa livello economico e politico, credo che questo qualcosa significhi, anzi significa molto. Solo il tempo (probabilmente non molto) potrà dirci se la moneta unica sarà destinata a finire, intanto una cosa è chiara, all'immobilismo della Sinistra, che dopo averci portato dentro l'euro che si sta dimostrando sempre più un progetto fallito e fallimentare, che non ha il coraggio di ammettere le sue responsabilità e i suoi molteplici errori, si contappone l'intraprndenza e la decisione di una Destra Italiana ed Europea, che avendo compreso che la moneta unica è al capolinea, cavalca l'onda e il crescente sentimento anti €uro-peo, per garantirsi il futuro governo dell'Italia e dell'Europa, anche grazie al ritrovato benessere che lo scioglimento dela moneta unica porterà. Spero di non avervi annoito troppo. Buona informazione a tutti. PER LA BCE E L'€UROPA SALVARE LE IMPRESE DAL FALLIMENTO È UN PROBLEMA, SALVARE LE BANCHE NO!12/9/2013 Oggi l'ANSA ha riportato la notizia riguardante le preoccupazioni della BCE in merito al fatto che l'Italia non rispetti il limite del deficit 2013 a 2,9%, sottolineando che tale rischio è dovuto al pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, all'abolizione dell'imu e al rinvio dell'aumento dell'iva. Come scrivono sul sito ansa : "Il peggioramento del fabbisogno dell'Italia, dovuto soprattutto al rimborso dei debiti verso le imprese, ''mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell'obiettivo di disavanzo'' al 2,9% del Pil per il 2013. Lo scrive la Bce notando anche le misure per compensare l'abolizione dell'Imu e il rinvio dell'aumento Iva..." sembra, e dico sembra, quasi che vogliano fornire un alibi o una scusa al governo Letta per evitare tali pagamenti e per non diminuire le tasse, certo se ce lo dovesse chiedere (imporre) l'Europa, come non ubbidire? Adesso vorrei ricordarvi che fra il 2008 e il 2010 i 27 paesi dell'Unione Europea, hanno salvato le Banche Private prestandogli (regalandogli?) la bellezza di 4285 miliardi di euro, come abbiamo visto QUI, ed in quel caso dalla BCE e dalla Commissione Europea, non venne nessun monito in merito ai conti pubblici, nonostante i soldi forniti alle banche fossero appunto soldi pubblici, cioè soldi nostri. Per darvi l'idea di quanti soldi pubblici l'Italia abbia dato a banche, EFES ed ESM, vi riporto i dati di Bankitalia : Come si vede dai dati Bankitalia (li trovate QUI), negli ultimi 3 anni, soprattutto nel 2012 con il governo Monti, abbiamo dato sostegno finanziario ai paesi (alias Banche) europei per un totale di 50 miliardi di euro (aumentando il nostro Debito Pubblico), che rappresentano circa la metà dei soldi che le imprese italiane aspettano dallo Stato come pagamento degli arretrati che gli eviterebbe il fallimento.
Questa €uropa governata da una Coommissiione Europea di NON eleltti, dalla BCE e dalle Lobby, si preoccupa dei conti pubblici quando si tratta di dare i soldi alle aziende che li aspettano da anni per evitare il fallimento, ma non battono ciglio se vengono regalati alle banche ! Dal Sito Ansa : RISCHI CRESCENTI PER TARGET DEFICIT 2013 Buona informazione a tutti. Da Eurointelligence arrivano puntuali le Breaking News riguardanti la zona euro, le pillole informative che ci aggiornano sulla situazione degli stati dell'eurozona.
Purtroppo in questo periodo le notizie sono spsso cattive, ma non cè da meravigliari, Euro ed Austerità sono una "medicina" mortale. Ad ulteriore conferma che il paziente Europa è tutt'altro che guarito, Bloomberg ci riporta le pessime notizie sulla probuzione industriale Europea che nel mese di Luglio è scesa del 1,5% rispetto a Giugno. Inoltre la ripresina del continente, che nel secondo trimestre 2013 aveva fatto segnare un +0,3%, nel terzo trimestre dovrebbe rallentare e attestarsi ad un modesto +0,1% (che successo l'Euro!) E se tutto questo non bastasse, la disoccupazione dell'eurozona è al massimo storico del 12,1% e le previsioni dicono che non scnderà sotto il 12% fino al 2015. Da Eurointelligence : LE BREAKING NEWS Da Bloomberg : EURO-AREA INDUSTRIAL OUTPUT DECLINES MORE THEN FORECAST Buona informazione a tutti. L'EURO E LA TROIKA HANNO TRASFORMATO LA GRECIA IN UN LABORATORIO PER LA MACELLERIA SOCIALE!8/9/2013 Si sente parlare sempre meno della Grecia, se non per il fatto che abbia bisogno o meno di un nuovo pacchetto di aiuti finanziari, o se farà un nuovo default.
Ma non bisogna dimenticarsi che il paese che Monti considerava IL GRANDE SUCCESSO DELL'EURO, oggi vive una vera e propria crisi umanitaria, tanto da avere una disoccupazione al 27,6% (giovanile al 64,9%) ed addirittura Un Milione di persone che lavorano gratis pur di conservare il posto di lavoro! Nonostante lo stesso FMI abbia ammesso le proprie colpe e i GRAVI ERRORI COMMESSI IN GRECIA, la cura distruttiva che viene imposta al popolo greco è ancora più austerità e niente eurexit, anche se gli effetti perversi e distruttivi dell'euro fossero stati ANNUNCIATI. Come se non bastasse anche la sanità è diventata un lusso, e la gente ormai non può permettersi nemmeno di ammalarsi o di curarsi. Per aver un quadro più ampio della macelleria sociale in atto in Grecia vi invito alla lettura di questi articoli : GRECIA, CRISI SENZA FINE: ANCHE LA SANITÁ DIVENTA UN LUSSO Tradotto da Voci dall'estero: FINALMENTE COMPETITIVI! IN GRECIA LAVORI PART-TIME A SOLI 255 EURO LORDI GRECIA APPROVA LEGGE PER LICENZIARE 25 MILA DIPENDENTI PUBBLICI. LA TROIKA VINCE ANCORA! CRISI, UN MILIONE DI GRECI LAVORA GRATIS GRECIA, AUSTERITY AL SUPERMERCATO. DA DOMANI IN VENDITA I CIBI SCADUTI LA GRECIA PIEGATA IN DUE DALL'AUSTERITY: 50 MILIARDI SOLO DI INTERESSI E PRESTITI FINO AL 2020 Buona informazione a tutti. Oggi riprendiamo due articoli (Stiglitz su PROJECT SYNDICATE e Gabellini su EURASIA), che descrivono i negoziati che si stanno svolgendo a livello mondiale per creare il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership immagine 1), e il TPP (Trans Pacific Partnership immagine 2). Come si vede dalla prima immagine, con il TTIP si vorrebbe creare un'area di libero scambio fra l'Europa e gli Stati Uniti ( Zone Scure immagine 1), mentre con il TPP la zona di libero scambio interesserebbe tutto il Nord America e vari paesi che si affacciano sull'Oceano Pacifico (Zone Scure immagine 2).
Entrambi gli autori degli articoli, ci mettono in guardia sui pericoli di tali accordi, soprattutto per il comportamento poco chiaro e scorretto degli USA. Partendo da quanto scrive Stiglitz, emerge subito la scorrettezza e l'Asimmetria degli americani nei confronti dei loro eventuali futuri partner, infatti Il professor Stiglitz scrive in merito al precedente del WTO : "...Il Doha Round è stato sabotato dal rifiuto degli Stati Uniti di eliminare i sussidi agricoli – una condizione sine qua non per qualsiasi vero round sullo sviluppo, considerato che il 70% delle popolazioni nel mondo in via di sviluppo dipende dall’agricoltura, direttamente o indirettamente. La posizione degli Usa è stata davvero incredibile, tenuto conto che la Wto si era già pronunciata sui sussidi per il cotone in America – versati a ben 25.000 ricchi agricoltori – giudicandoli illegali. La risposta dell’America è stata di corrompere il Brasile, che aveva presentato una denuncia, e non di approfondire ulteriormente la questione, lasciando soli milioni di poveri agricoltori di cotone dell’Africa sub-Sahariana e dell’India, che patiscono i prezzi depressi a causa della “largesse” americana nei confronti degli agricoltori abbienti..." E a riguardo del TPP ci dice : "...Ci sono alcuni principi base che non vanno dimenticati in questa discussione. Il primo è che qualsiasi accordo commerciale deve essere asimmetrico (ERRORE DELLA TRADUZIONE, NON ASIMMETRICO, MA SIMMETRICO). Se, come parte della “Trans-Pacific Partnership” (TPP), gli Usa richiedono che il Giappone elimini i sussidi sul riso, gli Usa a loro volta dovrebbero eliminare i sussidi sulla produzione (e sull’acqua), non solo sul riso (che ha scarsa rilevanza negli Usa) ma anche su altri prodotti agricoli. Il secondo è che nessun accordo commerciale dovrebbe mettere gli interessi commerciali davanti agli interessi nazionali più generali, soprattutto quando sono in gioco questioni non legate al commercio come la regolamentazione finanziaria e la proprietà intellettuale. L’accordo commerciale dell’America con il Cile, ad esempio, impedisce al Cile l’uso dei controlli sui capitali – anche se il Fondo monetario internazionale ora riconosce che i controlli sui capitali possono essere uno strumento importante di politica macro-prudenziale... ...Infine, deve esserci un impegno alla trasparenza. Ma coloro che sono impegnati in questi negoziati commerciali dovrebbero essere avvisati: gli Usa mostrano una mancanza di trasparenza. L’ufficio USTR è stato riluttante a rivelare la propria posizione negoziale anche ai membri del Congresso americano; sulla base di ciò che è trapelato, si può comprenderne il perché. L’ufficio USTR ha ritrattato sui principi – ad esempio, sull’accesso ai medicinali generici – che il Congresso aveva inserito nei precedenti accordi commerciali, come quello con il Peru..." Da quanto evidenziato da Stiglitz, è chiaro che prima di sottoscrivere eventuali accordi con una potenza economica come quella USA, che vuole imporre sempre la sua egemonia economica e politica, bisogna valutare tutte le conseguenze. Ed in merito alle conseguenze (Negative) che questi tipi di accordi porterebbero a chi dovesse accettarli, arriva l'analisi di Gabellini, che in merito al TTIP (che riguarderebbe l'Europa e quindi l'Italia) ci dice : "...Ancor prima dell’inizio delle trattative finalizzate a dar concretezza al progetto di “area di libero scambio transatlantica”, pressoché tutti i governi europei hanno immediatamente enfatizzato le ricadute benefiche che la costituzione di un mercato unico completamente liberalizzato prometterebbe di generare, soprattutto per quanto riguarda presunti incrementi del Prodotto Interno Lordo complessivo, la crescita (altrettanto presunta) del reddito pro capite e la creazione (ancor più presunta) di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Queste conclusioni si basano ovviamente sulle tesi “friedmaniane”, secondo cui lavorando dal lato dell’offerta si alimenterebbe la concorrenza, determinando una corsa al ribasso sui costi che dovrebbe magicamente produrre un incremento del Prodotto Interno Lordo. Nonostante l’assoluta mancanza di prove a supporto di questa tesi che viene ossessivamente ripetuta da decenni, l’aspetto più deteriore della creazione del TTIP sarebbe tuttavia rappresentato dall’uniformazione dei regolamenti, che, visti e considerati i rapporti di forza tra Stati Uniti ed Europa, è possibile immaginare alla tutela di quali interessi andranno a conformarsi. Prendendo in esame il settore agricolo, va infatti sottolineato che negli Stati Uniti è possibile coltivare e commercializzare Organismi Geneticamente Modificati (OGM), così come utilizzare ormoni per stimolare la produzione di latte bovino e per accelerare la crescita degli animali allevati a scopo alimentare. Il “libero scambio” da un lato determinerebbe l’immediata invasione del mercato europeo di questi prodotti (sulla cui sicurezza aleggiano non pochi dubbi), mentre dall’altro comporterebbe la cancellazione delle denominazioni di origine controllata, non riconosciute negli USA, autorizzando di fatto la commercializzazione di vini, formaggi, oli e di tutte le altre specialità tipiche prodotte in qualsiasi Paese membro del TTIP, infliggendo danni incalcolabili alle piccole e medie aziende locali operanti nel settore. In tal modo, l’area di libero scambio faciliterebbe la penetrazione del mercato europeo da parte dei colossi dell’agri-business, i quali (oltre alle enormi quantità di OGM) immetterebbero cibi trattati con agenti chimici e prodotti agricoli massicciamente sovvenzionati dallo Stato rendendo assai meno competitive le merci locali. Per quanto concerne invece il settore terziario, appare piuttosto significativo il fatto che durante i colloqui preliminari tenutisi nel giugno 2013, Commissione Europea e autorità statunitensi abbiano ventilato l’ipotesi di escludere dalle trattative unicamente i servizi per i quali non esiste offerta privata; acqua, sanità, istruzione e gestione delle strutture carcerarie rischierebbero quindi di subire una vasta, inaudita campagna di privatizzazione che provocherebbe l’eliminazione delle prerogative di cui le strutture statali hanno goduto finora, nonché lo smantellamento definitivo dei sistemi di welfare vigenti in varia forma all’interno di tutti i Paesi europei, da cui trarrebbero enormi guadagni le compagnie statunitensi, abituate ad operare in un sistema quasi completamente privatizzato..." Come si intuisce dalle parole dell'autore, i rischi di questo accordo riguardano innanzitutto le fondamenta fortemente Liberiste del progetto, basato sull'offerta, il rischi per la salute pubblica visto che i prodotti USA fanno massiccio uso di OMG e la preparazione del terreno per effettuare ulteriori Privatizzazioni Selvagge di tutti i Servizi Pubblici (con conseguente distruzione dello Stato Sociale, come visto QUI), di cui pagheremmo le conseguenze due volte, la prima con la svendita del paese (ORMAI UFFICIALIZZATA DA SACCOMANNI) e la seconda con il peggioramento dei servizi erogati e l'aumento dei costi per usufruirne. Il quadro generale è particolarmente cupo ed inquietante, e ricorda un qualcosa che nella storia è già avvenuto, ovviamente con conseguenze nefaste, infatti Gabellini continua : "...Il TTIP presenterebbe quindi svariate analogie con la “area di libero scambio” sognata dai latifondisti cotonieri del sud degli Stati Uniti verso la metà del XIX Secolo. Questi grandi proprietari terrieri – i quali mantenevano un rapporto di stretta interdipendenza con la potenza centrale allora dominante, ovvero la Gran Bretagna, il cui sistema manifatturiero manteneva estremamente elevata la domanda internazionale di cotone – promuovevano linee politiche fondate sui presupposti propri alle teorie liberiste degli “economisti dell’impero” David Ricardo ed Adam Smith; l’area di libero scambio da essi pretesa avrebbe consolidato il rapporto di subalternità geopolitica che intercorreva tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, relegando i primi al ruolo di fornitori di materie prime per conto dei sistemi industriali dei secondi. Non a caso il TTIP è stato paragonato a una sorta di “NATO economica”, poiché se l’Alleanza Atlantica è chiamata a circoscrivere drasticamente il raggio d’azione delle potenze europee, sottoponendolo alla volontà statunitense, l’area di libero scambio transcontinentale mirerebbe a “disciplinare” i rapporti economici con i Paesi che minacciano di intaccare la supremazia statunitense. Non rappresenterebbe infatti una novità che l’intensificarsi delle relazioni commerciali funga da volano per il consolidamento di strette relazioni politiche, sorrette da particolari intese riguardanti i comparti strategici di maggiore rilievo (come l’alta tecnologia). Il TTIP patrocinato da Washington appare pertanto uno strumento “imperialistico” finalizzato a legare indissolubilmente le due sponde dell’Atlantico in un rapporto geoeconomico ideato su misura delle necessità statunitensi. Rafforzando il potere dei mercati finanziari e delle imprese multinazionali sui poteri politici locali attraverso l’incoraggiamento di una concorrenza tra sistemi legislativi atta ad agevolare la pratica del dumping nettamente sfavorevole alle finanze pubbliche, alla conservazione delle condizioni di lavoro, alla tutela dei salari, della sanità pubblica e del benessere generale delle popolazioni , il mercato transatlantico è il risultato di decisioni politiche dettate dalle pressioni esercitate dalle lobby industriali e, soprattutto, finanziarie. Il TTIP si propone di estendere le logiche del “mercato aperto” a livello planetario, in modo da piegare le resistenze opposte dalle popolazioni autoctone di Paesi come l’Ecuador (in cui la Bechtel ha dettato legge per molti anni) assicurando alle grandi compagnie il diritto di depredare le risorse naturali e stringere ulteriormente le nazioni nella morsa del debito..." L'argomento è estremamente interessante ed attualissimo, visto che "sembra" mostrare tutti i pezzi del puzzle del processo di rafforzamento ed espansione della Globalizzazione. Eccovi quindi i due post (in Italiano) : Stiglitz : LA FARSA DEL LIBERO SCAMBIO Gabellini : TTIP E TPP, STRUMENTI DI DOMINIO STATUNITENSE Buona informazione a tutti. Era già nell'aria da tempo che l'attuale governo iniziasse la Svendita a prezzi di saldo delle ultime eccellenze italiane, quali Eni, Enel Finmeccanica ecc. Arriva oggi da REUTERS ITALIA la notizia data dal ministro Saccomanni, in relazione al fatto che "il governo non ha nessuna strategia per impedire le acquisizione estere". Ora c'è da specificare un particolare importante, gli IDE (Investimenti Diretti Esteri in Italia) tanto invocati da Monti prima e da Letta e Saccomanni ora (oltre che dal PUDE tutto), altro non sono che Passività per uno stato, e vanno ad accrescere ulteriormente il Debito Estero nazionale, e visto che il Debito Estero è la CAUSA dei problemi dei paesi del sud Europa, alimentarlo è una scelta alquanto stupida e pericolosa. Da BANKITALIA (Manuale della bilancia dei pagamenti e posizione patrimoniale netta sull’estero dell’Italia) Come vedete è la stesa Bankitalia a dirci che gli Investimenti Diretti Esteri rappresentano una Passività per l'Italia (ma Saccomani non lavorava in Bankitalia fino a poco tempo fa?), e vanno ad aggravare la nostra Posizione Patrimoniale Netta sull'Estero (PPNE) già negativa per un valore pari al 25% del PIL. PPNE Italia (fonte Bankitalia) : Ma la favola di voler abbattere il Debito Pubblico tramite la vendita di Imprese ed Aziende pubbliche, è la stessa che ha favorito la Svendita di altre nostre eccellenze negli anni 90, con le inutili e disastrose PRIVATIZZAZIONI operate dai vari Amato e Ciampi, con la benedizione di Monti e Draghi e di cui dissero la Corte dei Conti e Giulio Sapelli :
"...Il primo è quello della Corte dei Conti: «Si evidenzia una serie di importanti criticità, che vanno dall'elevato livello dei costi sostenuti e dal loro incerto monitoraggio, alla scarsa trasparenza connaturata ad alcune delle procedure utilizzate in una serie di operazioni, dalla scarsa chiarezza del quadro della ripartizione delle responsabilità fra amministrazione, contractor e organismi di consulenza al non sempre immediato impegno dei proventi nella riduzione del debito». Meno burocratico e più immediato, il giudizio di un grande economista come Giulio Sapelli: «Dobbiamo finalmente dire a chiare lettere che la mancata crescita di oggi è frutto delle disgraziate privatizzazioni degli anni Novanta. Privatizzazioni fatte per gli amici degli amici e “all'Argentina”, ossia per togliere dall'agone della concorrenza internazionale gran parte dell'industria italiana. Di ciò non abbiamo mai chiesto conto a nessuno, intellettualmente e politicamente intendo, anzi, su questa rapina si sono costruite fortune politiche che durano sino a oggi»..." Ed oggi ci risiamo, eccovi Saccomanni che in modo vile e spudorato ci annuncia la Svendita di quel che resta del nostro paese : Da Reuters Italia : SACCOMANNI: NESSUNA STRATEGIA DI GOVERNO PER IMPEDIRE ACQUISIZIONI ESTERE Ma se poi uno gli augura il peggio a questa gente, è da condannare? Buona informazione a tutti. Dal sito di studi Geopolitici EURASIA voglio proporvi un bell'articolo di Fabio Falchi, che affronta il discorso sulla Sovranità Nazionale in un ambito più ampio rispetto al solo contesto monetario ( che pure considera necessario recuperare ). L'articolo inquadra la questione Sovranità nel contesto dell'attuale crisi economica, affrontando a 360 gradi il discorso, che dalla questione economica e monetaria, viene esteso alla geopolitica ed al rapporto multilaterale dell'Italia con il resto del mondo. Il primo punto che tocca, riguarda la (S)vendita dei così detti gioielli di famiglia Italiani, quali Eni, Enel e Finmeccanica, che in nome della riduzione del Debito Pubblico, Saccomanni e Letta si preparano ad effettuare, nonostante come ci ricorda l'autore, negli anni 90 la (S)vendita delle nostre principali imprese pubbliche (sempre al fine di ridurre il Debito Pubblico), ebbe risultati disastrosi. (Anche perché il Debito Pubblico Italiano è esploso a seguito del divorzio fra Bankitalia e Tesoro, avvenuto nel 1981 in maniera totalmente arbitraria ed antidemocratica, come ci ricorda il SUO AUTORE. Divorzio deciso in nome dell'indipendenza della Banca Centrale alias per metterci sotto il ricatto dei mercati, in nome del famoso vincolo estero che ci avrebbe costretto a fare le riforme di cui avevamo(?) bisogno) Debito Pubblico Italiano in % di PIL 1970-2009 (fig 1) e 1950-2010 con in vari Governi (fig 2) : La critica di Falchi alla (S)vendita è molto chiara in questo passaggio :
"...Facile quindi capire quali potrebbero essere le conseguenze derivanti dalle “iniziative strategiche” di Saccomanni e dei suoi colleghi di governo. Più difficile credere che nessuno di loro comprenda qual è la reale situazione in cui si trova l’Italia, che rischia di trasformarsi in un Paese “in via di sottosviluppo”, cedendo continuamente “quote di sovranità” non all’Europa, ma ai tecnocrati di Bruxelles e alla Bce. Ossia a dei centri di potere che tutelano determinati interessi, che non sono certo quelli della stragrande maggioranza degli italiani. Peraltro, prendendo in considerazione le “scelte strategiche” della nostra classe dirigente in questi ultimi due decenni, Roberto Buffagni ha giustamente ricordato che, pur con tutti i difetti e i limiti che aveva, la classe dirigente della Prima Repubblica «nel contesto di Yalta, cercava comunque di conservare un margine di sovranità (e infatti aveva, per esempio, una politica mediterranea rispondente agli interessi nazionali); e disponeva di strumenti di politica economica e monetaria. Poi, certo, faceva la cresta sulla spesa: però la spesa la portava a casa. Dopo il lancio delle monetine e la moralizzazione della vita politica nazionale, abbiamo un’Italia a) più debole b) più asservita a potenze straniere c) più corrotta d) più povera e) più oligarchica: e che dopo aver svenduto, nel corso di Mani Pulite, buona parte delle industrie pubbliche italiane, si prepara adesso, in questa operazione Mani Pulite 2, a svendere anche l’Eni». (3)..." Ma il discorso viene ampliato alla Sovranità e alla Forza politica che manca al nostro paese, citando la vicenda definita "grottesca" dell'acquisto degli F-35, il caso Abu Omar e l'ennesima pessima figura fatta a livello internazionale a seguito del caso Kazako, come Falchi ci ricorda in questo passaggio : "...Con tutto ciò, non si deve giustificare nessuna visione semplicistica delle relazioni politiche tra i Paesi europei e gli Stati Uniti. Non è questione né di complotti né necessariamente di operazioni colorate. D’altronde, non pare nemmeno che sia necessario. Basta pensare alla vicenda grottesca degli F-35 (voluti ad “ogni costo”, trascurando non solo che il know-how di questi aerei, che non servono alla difesa nazionale, rimarrà saldamente nelle mani degli angloamericani, ma che l’Italia partecipa alla produzione dell’Eurofighter, un caccia europeo in grado di svolgere anche il ruolo di cacciabombardiere – ma si sa che l’Europa per la stragrande maggioranza dei nostri politici e giornalisti è solo un’appendice degli Stati Uniti) (6) o a quella dell’ex capocentro della Cia a Milano, Robert Seldom Lady (condannato dalla magistratura italiana per il rapimento di Abu Omar, ma già al sicuro negli Stati Uniti). Due vicende che gettano ulteriore luce (casomai fosse necessario) sul grado di asservimento dell’Italia agli interessi d’oltreoceano, benché in qualche modo entrambe le vicende siano già state “coperte” dal “caso Ablyazov”. Al riguardo, quasi a confermare quel disordine mentale e quella “deriva intellettiva” che caratterizzano il nostro Paese, (7) è significativo che il parlamentare pentastellato Alessandro Di Battista abbia scritto: «Ho avuto negli ultimi giorni diversi incontri privati con numerosi Ambasciatori. Tutti quanti ragazzi, tutti quanti, mi hanno sollevato la questione kazaka [...] Se non ci fossimo noi (parlo di cittadini a 5 stelle, non solo di deputati e senatori) chi svelerebbe queste porcate? Chi avrebbe il coraggio di definire Paolo Scaroni, il padrone dell’Eni, il “vero ministro degli Esteri”?[…] Chi avrebbe il coraggio di dire la verità, di dire che da Paese a sovranità limitata nei confronti degli Usa ci stiamo trasformando, contemporaneamente, a Paese a sovranità limitata nei confronti della Russia?» (8) A parte il riferimento alla Russia anziché al Kazakistan, vi è da chiedersi non solo se Di Battista viva in Italia, in cui vi sono decine di basi militari statunitensi, ma come sia possibile che, indipendentemente dalla questione del “dissidente” kazako (in realtà un oligarca ricercato per gravissimi reati finanziari e con rapporti tutt’altro che chiari con i servizi inglesi e italiani), un parlamentare italiano ignori (o faccia finta di ignorare) il significato dei termini che usa (dato che definire l’Italia «Paese a sovranità limitata nei confronti della Russia» equivale a sostenere che in Sicilia nel 1943 e in Normandia nel 1944 sbarcarono non gli angloamericani ma i sovietici travestiti da angloamericani), senza neppure che ciò susciti alcuna reazione da parte degli altri parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Ma ancora più grave forse è il riferimento all’Eni, che mostra quale assurda idea della nostra sovranità e della nostra economia abbiano il “cittadino” Di Battista e la maggior parte dei pentastellati..." Non manca infine una critica ( a mio avviso totalmente legittima ) alla sinistra, che ormai ha smesso da decenni di svolgere la sua funzione politica di difesa dei diritti dei cittadini in generale, e delle fasce più deboli della popolazione in generale ( basti pensare che nulla ha fatto per opporsi alla pazzia economica del Divorzio già nel 1981, e che attualmente non ne ammette la responsabilità dell'esplosione del Debito Pubblico). Infatti citando un'economista che Falchi definisce NON EMBEDDED, riprende le parole ed il pensiero del francese Jacques Sapir, e ci dice : "...Non a caso, sono proprio gli economisti non “embedded”, ossia che non sono disposti a seguire pedissequamente gli schemi ideologici del politicamente corretto, a sottolineare l’importanza decisiva della sovranità per porre rimedio ai drammatici squilibri che caratterizzano Eurolandia. A tale proposito scrive Jacques Sapir, uno dei critici più intelligenti e seri dell’Eurozona, occorre riconoscere che non vi è opposizione «tra un sovranismo “di destra” e uno “di sinistra”: non c’è che un sovranismo». E, una volta rifiutato ogni estremismo nazionalista (che è tipico di una certa destra), si deve ammettere che «la sinistra, quella vera, avrebbe tutto l’interesse a riappropriarsi della Nazione come condizione necessaria all’esistenza della democrazia e della Res Publica. Beninteso, questa Nazione non è costituita su basi etniche ed è pronta ad accogliere in sé tutti coloro che vengono a farla vivere col loro lavoro ed energia, nel rispetto di leggi alla formazione delle quali contribuiscono». (10) Insistendo sulla necessità di far valere dei “confini” e sul fatto che la sovranità nazionale è condizione indispensabile per opporsi alla “pre-potenza” dei “mercati” e di attori geopolitici e geoeconomici al di fuori di ogni controllo da parte delle istituzioni politiche nazionali, Sapir non esita ad affermare che «l’esistenza della democrazia implica la chiusura dello spazio politico e che questa chiusura implica una “frontiera”. Dire questo non implica che non abbiamo niente in comune o che ci dobbiamo disinteressare di coloro che si trovano dall’altra parte del confine, che esso delimiti un’organizzazione o un paese. Ciò però consente di attribuire un senso alla distinzione membro/non membro, di conferirgli una pertinenza e quindi, per contrapposizione, di ritenere pericolose le idee che rifiutano questa distinzione». (11) Se il riferirsi ancora ad una “sinistra vera” ad alcuni può apparire anacronistico, è tuttavia di estrema importanza rendersi conto che il “sovranismo” non può non essere a fondamento di qualunque posizione che si contrapponga seriamente ai progetti dei tecnocrati di Bruxelles e alla dittatura dei “mercati”. Un “sovranismo” che in nessun senso però (vale la pena ribadirlo) si deve confondere con quella “mistica della nazione” che ha causato innumerevoli sofferenze e immani disastri in Europa, ma che invece è il presupposto necessario di un autentico sistema policentrico, che non può non essere basato sul diritto alla differenza e sulla necessità di una cooperazione strategica tra diversi poli geopolitici. Ciononostante, si deve pur essere consapevoli che è inevitabile che non vi sia “equilibrio” che non sia in funzione di determinati interessi. Si tratta quindi di sapere quali sono gli interessi che si vogliono tutelare, perché li si deve tutelare, contro chi li si deve tutelare e come li si deve tutelare. E questo prova non solo che è proprio la molteplicità “irriducibile” degli interessi contrapposti che rende necessaria la funzione politica (e di conseguenza che vi è differenza tra razionalità strategica e razionalità strumentale, intesa come mero calcolo dei mezzi più “economici” per il raggiungimento di un determinato fine), ma anche e soprattutto che “dietro” l’apparente neutralità delle scelte dei “tecnici” vi è necessariamente una precisa “volontà di potenza”(e quella cui la Bce deve “rendere conto” non può certamente essere quella dell’Europa)..." Il post è ampio ed articolato, e leggerlo per intero fornisce un quadro preciso del pensiero del suo autore, facendo emergere chiaramente come il recupero della Sovranità ( Monetaria, Economica, Politica e Costituzionale ), sia un passo Determinante ed Assolutamente Necessario per riconsegnare uno Stato Democratico agli Italiani. Da Eurasia : SOVRANITA’ NAZIONALE E CRISI ECONOMICA Buona informazione a tutti. Dal sito Eurointelligence ci arrivano le notizie in pillole relative all'Eurozona.
Anche oggi l'apertura è dedicata all'Italia ed alla situazione politica che ruota intorno alle scelte che verranno prese sul caso Berlusconi, ma non mancano gli aggiornamenti sulla situazione Greca, con un governo sempre più in bilico, e la Spagna con una disoccupazione che sembra essersi stabilizzata, ma che rimarrà superiore al 25% almeno fino al 2018 secondo il FMI. Da Eurointelligence : BREAKING NEWS Buona informazione a tutti. Su Bloomberg è apparso un interessante articolo in cui viene sottolineato il miglioramento di alcuni indicatori economici dell'eurozona, in particolare sono cresciuti il settore manifatturiero e la produzione industriale.
Ovviamente una notizia del genere verrà cavalcata come un segno inequivocabile dell'inizio dell'agognata ripresa dai vari avvistatori nostrani di luci in fondo al tunnel. Ma leggendo fino in fondo l'articolo in questione, ci si scontra con l'amara realtà, infatti nel terzo trimestre 2013 è previsto un rallentamento della crescita causa Alta Disoccupazione (12,1% quella generale della zona euro e 24% quella giovanile) che rimarrà elevata fino al 2015. Ma ecco il passaggio cruciale : "...Yet Europe continues to struggle with the legacy of a debt crisis now in its fourth year, including a jobless rate that held at a record 12.1 percent in July. The rate among young people increased to 24 percent. Unemployment is proving resistant to Europe’s improving fortunes, and may help to explain why economists in a Bloomberg News survey see growth slowing to 0.1 percent in the third quarter after a 0.3 percent expansion in the three months through June. Analysts forecast the jobless rate won’t drop below 12 percent through 2015..." Ad ulteriore conferma che le famigerate luci in fondo al tunnel sono tir che vengono contromano, arriva la stima dell'Ocse, che prevede per l'italia (unico Paese del G7) un PIL 2013 negativo (-1,8%), maggiori informazioni in merito qui : ITALIA: UNICO PAESE G7 CON PIL NEGATIVO Per quanto riguarda l'anaisi di Bloomberg ecco l'articolo completo : EURO-AREA MANUFACTURING EXPANDS ON SURGE IN ITALY, SPAIN Triste Addendum Greco : GRECIA: DISOCCUPAZIONE AL 33 PER CENTO Buona informazioni a tutti. |
AutoreLeonardo Sperduti Archivio
December 2013
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