Dal sito di studi Geopolitici EURASIA voglio proporvi un bell'articolo di Fabio Falchi, che affronta il discorso sulla Sovranità Nazionale in un ambito più ampio rispetto al solo contesto monetario ( che pure considera necessario recuperare ). L'articolo inquadra la questione Sovranità nel contesto dell'attuale crisi economica, affrontando a 360 gradi il discorso, che dalla questione economica e monetaria, viene esteso alla geopolitica ed al rapporto multilaterale dell'Italia con il resto del mondo. Il primo punto che tocca, riguarda la (S)vendita dei così detti gioielli di famiglia Italiani, quali Eni, Enel e Finmeccanica, che in nome della riduzione del Debito Pubblico, Saccomanni e Letta si preparano ad effettuare, nonostante come ci ricorda l'autore, negli anni 90 la (S)vendita delle nostre principali imprese pubbliche (sempre al fine di ridurre il Debito Pubblico), ebbe risultati disastrosi. (Anche perché il Debito Pubblico Italiano è esploso a seguito del divorzio fra Bankitalia e Tesoro, avvenuto nel 1981 in maniera totalmente arbitraria ed antidemocratica, come ci ricorda il SUO AUTORE. Divorzio deciso in nome dell'indipendenza della Banca Centrale alias per metterci sotto il ricatto dei mercati, in nome del famoso vincolo estero che ci avrebbe costretto a fare le riforme di cui avevamo(?) bisogno) Debito Pubblico Italiano in % di PIL 1970-2009 (fig 1) e 1950-2010 con in vari Governi (fig 2) : La critica di Falchi alla (S)vendita è molto chiara in questo passaggio :
"...Facile quindi capire quali potrebbero essere le conseguenze derivanti dalle “iniziative strategiche” di Saccomanni e dei suoi colleghi di governo. Più difficile credere che nessuno di loro comprenda qual è la reale situazione in cui si trova l’Italia, che rischia di trasformarsi in un Paese “in via di sottosviluppo”, cedendo continuamente “quote di sovranità” non all’Europa, ma ai tecnocrati di Bruxelles e alla Bce. Ossia a dei centri di potere che tutelano determinati interessi, che non sono certo quelli della stragrande maggioranza degli italiani. Peraltro, prendendo in considerazione le “scelte strategiche” della nostra classe dirigente in questi ultimi due decenni, Roberto Buffagni ha giustamente ricordato che, pur con tutti i difetti e i limiti che aveva, la classe dirigente della Prima Repubblica «nel contesto di Yalta, cercava comunque di conservare un margine di sovranità (e infatti aveva, per esempio, una politica mediterranea rispondente agli interessi nazionali); e disponeva di strumenti di politica economica e monetaria. Poi, certo, faceva la cresta sulla spesa: però la spesa la portava a casa. Dopo il lancio delle monetine e la moralizzazione della vita politica nazionale, abbiamo un’Italia a) più debole b) più asservita a potenze straniere c) più corrotta d) più povera e) più oligarchica: e che dopo aver svenduto, nel corso di Mani Pulite, buona parte delle industrie pubbliche italiane, si prepara adesso, in questa operazione Mani Pulite 2, a svendere anche l’Eni». (3)..." Ma il discorso viene ampliato alla Sovranità e alla Forza politica che manca al nostro paese, citando la vicenda definita "grottesca" dell'acquisto degli F-35, il caso Abu Omar e l'ennesima pessima figura fatta a livello internazionale a seguito del caso Kazako, come Falchi ci ricorda in questo passaggio : "...Con tutto ciò, non si deve giustificare nessuna visione semplicistica delle relazioni politiche tra i Paesi europei e gli Stati Uniti. Non è questione né di complotti né necessariamente di operazioni colorate. D’altronde, non pare nemmeno che sia necessario. Basta pensare alla vicenda grottesca degli F-35 (voluti ad “ogni costo”, trascurando non solo che il know-how di questi aerei, che non servono alla difesa nazionale, rimarrà saldamente nelle mani degli angloamericani, ma che l’Italia partecipa alla produzione dell’Eurofighter, un caccia europeo in grado di svolgere anche il ruolo di cacciabombardiere – ma si sa che l’Europa per la stragrande maggioranza dei nostri politici e giornalisti è solo un’appendice degli Stati Uniti) (6) o a quella dell’ex capocentro della Cia a Milano, Robert Seldom Lady (condannato dalla magistratura italiana per il rapimento di Abu Omar, ma già al sicuro negli Stati Uniti). Due vicende che gettano ulteriore luce (casomai fosse necessario) sul grado di asservimento dell’Italia agli interessi d’oltreoceano, benché in qualche modo entrambe le vicende siano già state “coperte” dal “caso Ablyazov”. Al riguardo, quasi a confermare quel disordine mentale e quella “deriva intellettiva” che caratterizzano il nostro Paese, (7) è significativo che il parlamentare pentastellato Alessandro Di Battista abbia scritto: «Ho avuto negli ultimi giorni diversi incontri privati con numerosi Ambasciatori. Tutti quanti ragazzi, tutti quanti, mi hanno sollevato la questione kazaka [...] Se non ci fossimo noi (parlo di cittadini a 5 stelle, non solo di deputati e senatori) chi svelerebbe queste porcate? Chi avrebbe il coraggio di definire Paolo Scaroni, il padrone dell’Eni, il “vero ministro degli Esteri”?[…] Chi avrebbe il coraggio di dire la verità, di dire che da Paese a sovranità limitata nei confronti degli Usa ci stiamo trasformando, contemporaneamente, a Paese a sovranità limitata nei confronti della Russia?» (8) A parte il riferimento alla Russia anziché al Kazakistan, vi è da chiedersi non solo se Di Battista viva in Italia, in cui vi sono decine di basi militari statunitensi, ma come sia possibile che, indipendentemente dalla questione del “dissidente” kazako (in realtà un oligarca ricercato per gravissimi reati finanziari e con rapporti tutt’altro che chiari con i servizi inglesi e italiani), un parlamentare italiano ignori (o faccia finta di ignorare) il significato dei termini che usa (dato che definire l’Italia «Paese a sovranità limitata nei confronti della Russia» equivale a sostenere che in Sicilia nel 1943 e in Normandia nel 1944 sbarcarono non gli angloamericani ma i sovietici travestiti da angloamericani), senza neppure che ciò susciti alcuna reazione da parte degli altri parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Ma ancora più grave forse è il riferimento all’Eni, che mostra quale assurda idea della nostra sovranità e della nostra economia abbiano il “cittadino” Di Battista e la maggior parte dei pentastellati..." Non manca infine una critica ( a mio avviso totalmente legittima ) alla sinistra, che ormai ha smesso da decenni di svolgere la sua funzione politica di difesa dei diritti dei cittadini in generale, e delle fasce più deboli della popolazione in generale ( basti pensare che nulla ha fatto per opporsi alla pazzia economica del Divorzio già nel 1981, e che attualmente non ne ammette la responsabilità dell'esplosione del Debito Pubblico). Infatti citando un'economista che Falchi definisce NON EMBEDDED, riprende le parole ed il pensiero del francese Jacques Sapir, e ci dice : "...Non a caso, sono proprio gli economisti non “embedded”, ossia che non sono disposti a seguire pedissequamente gli schemi ideologici del politicamente corretto, a sottolineare l’importanza decisiva della sovranità per porre rimedio ai drammatici squilibri che caratterizzano Eurolandia. A tale proposito scrive Jacques Sapir, uno dei critici più intelligenti e seri dell’Eurozona, occorre riconoscere che non vi è opposizione «tra un sovranismo “di destra” e uno “di sinistra”: non c’è che un sovranismo». E, una volta rifiutato ogni estremismo nazionalista (che è tipico di una certa destra), si deve ammettere che «la sinistra, quella vera, avrebbe tutto l’interesse a riappropriarsi della Nazione come condizione necessaria all’esistenza della democrazia e della Res Publica. Beninteso, questa Nazione non è costituita su basi etniche ed è pronta ad accogliere in sé tutti coloro che vengono a farla vivere col loro lavoro ed energia, nel rispetto di leggi alla formazione delle quali contribuiscono». (10) Insistendo sulla necessità di far valere dei “confini” e sul fatto che la sovranità nazionale è condizione indispensabile per opporsi alla “pre-potenza” dei “mercati” e di attori geopolitici e geoeconomici al di fuori di ogni controllo da parte delle istituzioni politiche nazionali, Sapir non esita ad affermare che «l’esistenza della democrazia implica la chiusura dello spazio politico e che questa chiusura implica una “frontiera”. Dire questo non implica che non abbiamo niente in comune o che ci dobbiamo disinteressare di coloro che si trovano dall’altra parte del confine, che esso delimiti un’organizzazione o un paese. Ciò però consente di attribuire un senso alla distinzione membro/non membro, di conferirgli una pertinenza e quindi, per contrapposizione, di ritenere pericolose le idee che rifiutano questa distinzione». (11) Se il riferirsi ancora ad una “sinistra vera” ad alcuni può apparire anacronistico, è tuttavia di estrema importanza rendersi conto che il “sovranismo” non può non essere a fondamento di qualunque posizione che si contrapponga seriamente ai progetti dei tecnocrati di Bruxelles e alla dittatura dei “mercati”. Un “sovranismo” che in nessun senso però (vale la pena ribadirlo) si deve confondere con quella “mistica della nazione” che ha causato innumerevoli sofferenze e immani disastri in Europa, ma che invece è il presupposto necessario di un autentico sistema policentrico, che non può non essere basato sul diritto alla differenza e sulla necessità di una cooperazione strategica tra diversi poli geopolitici. Ciononostante, si deve pur essere consapevoli che è inevitabile che non vi sia “equilibrio” che non sia in funzione di determinati interessi. Si tratta quindi di sapere quali sono gli interessi che si vogliono tutelare, perché li si deve tutelare, contro chi li si deve tutelare e come li si deve tutelare. E questo prova non solo che è proprio la molteplicità “irriducibile” degli interessi contrapposti che rende necessaria la funzione politica (e di conseguenza che vi è differenza tra razionalità strategica e razionalità strumentale, intesa come mero calcolo dei mezzi più “economici” per il raggiungimento di un determinato fine), ma anche e soprattutto che “dietro” l’apparente neutralità delle scelte dei “tecnici” vi è necessariamente una precisa “volontà di potenza”(e quella cui la Bce deve “rendere conto” non può certamente essere quella dell’Europa)..." Il post è ampio ed articolato, e leggerlo per intero fornisce un quadro preciso del pensiero del suo autore, facendo emergere chiaramente come il recupero della Sovranità ( Monetaria, Economica, Politica e Costituzionale ), sia un passo Determinante ed Assolutamente Necessario per riconsegnare uno Stato Democratico agli Italiani. Da Eurasia : SOVRANITA’ NAZIONALE E CRISI ECONOMICA Buona informazione a tutti.
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AutoreLeonardo Sperduti Archivio
December 2013
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