Su Project Syndicate è stato pubblicato un articolo di lord Adair Turner che descrive il fallimento del libero mercato, con buona pace dei liberisti convinti.
Ovviamente le evidenze del fallimento arrivano dall'attuale crisi, che a distanza di 5 anni non è stata ancora risolta, ma anzi peggiora continuamente. Per confermare l'assurdità delle scelte economiche fatte, lord Turner scrive quanto segue : "...Economisti, banchieri centrali e supervisori non solo non sono riusciti a prevedere la crisi, ma hanno anche creduto che la stabilità finanziaria sarebbe stata garantita fintanto che l'inflazione fosse rimasta a livelli bassi e stabile. Poi, una volta arginata la crisi immediata, nessuno di noi è stato capace di anticipare quanto sarebbero stati pesanti i suoi strascichi. Nella primavera del 2009, i pronostici ufficiali non parlavano né di un recupero lento né del fatto che la crisi, essenzialmente limitata agli Stati Uniti e al Regno Unito, avrebbe presto contaminato l’eurozona. D’altro canto, le forze di mercato non immaginavano neppure lontanamente che i tassi di interesse sarebbero rimasti in prossimità dello zero per cinque anni (e oltre)..." per spiegare le conseguenze così disastrose del libero mercato, lord Turner sottolinea le enormi responsabilità del credito Privato concesso allegramente, che ha fatto si che i debiti Privati esplodessero nei paesi avanzati, creando instabilità economica e finanziaria, con conseguenti drammi sociali; mentre per la zona euro, evidenzia la struttura fortemente imperfetta su cui è basata. Ecco e parole usate da lord Turner : "...Una delle ragioni di questa scarsa lungimiranza è stata l'ammirazione acritica per l'innovazione finanziaria; un’altra, la struttura intrinsecamente imperfetta dell'eurozona; quella principale, però, è stata l’incapacità di comprendere che degli elevati livelli di debito – in inesorabile aumento da diversi decenni, nel settore privato ancor più che in quello pubblico – rappresentavano una grave minaccia alla stabilità economica. Nel 1960, il debito delle famiglie britanniche era inferiore al 15% del Pil; nel 2008, aveva superato il 90%. Negli Stati Uniti, il totale del credito privato è cresciuto da circa il 70% del Pil nel 1945 a oltre il 200% nel 2008. Fin quando il debito era circoscritto al settore privato, i politici hanno pensato che il suo impatto fosse nullo o innocuo. Di fatto, come ha osservato l'ex governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King, "il denaro, il credito e le banche non svolgono alcun ruolo significativo" in gran parte della moderna macroeconomia. Ma una supposizione del genere è pericolosa, perché i contratti di debito hanno importanti implicazioni per la stabilità economica. Questi sono spesso stipulati in eccesso poiché, alla ripresa dei cicli economici, i prestiti a rischio appaiono privi di rischio; in realtà, una volta stipulati, essi apportano le rigidità dei processi di default e di fallimento, che possono portare alla svendita e alla sospensione del business..." A causa degli squilibri creati dell'aumento del livello di indebitamento Privato, gli effetti post crisi sono devastanti, visto che imprese e consumatori nel tentativo di rimborsare il loro eccessivo livello di debito (dovuto al Credito Facile), riducono drasticamente investimenti e consumi, a cui segue aumento della disoccupazione e quindi dei costi sociali, ed alla fine un problema di natura Privata (Credito/Debito) si scarica sulle finanze Pubbliche con conseguente aumento di deficit e debito Pubblico. IL meccanismo è ben descritto dalle parole usate da lord Turner : "...Nella fase di contrazione post crisi, però, il debito accumulato ha un potente effetto depressivo perché le imprese e i consumatori iper-indebitati tagliano investimenti e consumi nel tentativo di ripagare i propri debiti. I decenni perduti del Giappone dopo il 1990 sono stati la conseguenza diretta e inevitabile di un eccesso di leva finanziaria venutosi a creare negli anni '80. Di fronte alla depressione degli investimenti e dei consumi privati, l'aumento del deficit fiscale può svolgere un ruolo utile poiché contrasta gli effetti deflazionistici. Ciò, tuttavia, non fa che spostare la leva sul settore pubblico, facendo sì che qualunque riduzione del rapporto tra debito privato e Pil sia abbondantemente compensata da un incremento del rapporto tra Pil e debito pubblico, come testimonia il pesante indebitamento, fra l'altro in crescita, di Irlanda e Spagna..." ovviamente quando gli stati peggiorano i loro conti pubblici perchè sono chiamati a salvare le banche "To Big To Fail", le stesse persone ed istituzioni che hanno causato la crisi propinano ricette a base di austerità con effetti distruttivi sulla vita delle persone e dello stato sociale, vedi Modello Greco. In conclusione quello che servirebbe è una forte regolamentazione del mercato, oltre al ridimensionamento di tutte quelle istituzioni economiche private To Big To Fail, e infatti lord Turner conclude l'articolo dicendo : "...Quello che serve è una risposta politica a tutto campo, che preveda un potenziamento delle riserve di capitale anticiclico rispetto a quanto previsto dall’accordo di Basilea 3, il ripristino dei requisiti quantitativi a strumenti politici delle banche centrali dei paesi avanzati, e vincoli diretti per il mutuatario – come un tetto massimo al rapporto prestito-reddito o prestito-valore dell'immobile – per i mutui sia residenziali che commerciali. Politiche di questo tipo implicherebbero un rifiuto del pensiero dominante prima della crisi – oggi rivelatosi sbagliato – secondo il quale i mercati liberi sono tanto utili nel settore finanziario quanto lo sono in altri ambiti economici. Se non affronteremo l’importante questione che i mercati finanziari non regolamentati possono generare dannosi livelli di leva privata, avremo buttato alle ortiche l’insegnamento più importante della crisi del 2008..." Da Project Syndicate (in Italiano !) : Il fallimento della finanza del libero mercato Buona informazione a tutti.
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AutoreLeonardo Sperduti Archivio
December 2013
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