Dai 4 di KDP ci arriva un'interessante e, a mio modo di vedere, condivisibile analisi del Messaggio che il presidente Napoitano ha inviato a Cernobbio in occasione del trentanovesimo forum Ambrosetti.
Ecco l'inizio : "... IL Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della trentanovesima edizione del Forum di Cernobbio, ha inviato ad Alfredo Ambrosetti, Presidente Onorario di 'The European House - Ambrosetti', un messaggio in cui sottolinea che il forum "si conferma, anche quest'anno, una importante occasione di confronto e scambio di opinioni sulle sfide politiche, economiche e sociali che le nostre società e le nostre istituzioni si trovano ad affrontare..." in questo caso l'analisi su KDP è questa : "...(IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA INTENDE MANTENERE SOTTO CONTROLLO L’ASSETTO POLITICO ATTUALE, APPOGGIANDO LE FORZE CHE SOSTENGONO LA LINEA ECONOMICA SOSTENUTA DALLA GERMANIA ED ISOLANDO FENOMENI PSEUDOCRITICI IN PARLAMENTO COME IL M5S. LA CADUTA DEL GOVERNO ED IL RICORSO ALLE URNE POTREBBERO LIBERARE I CRESCENTI MALUMORI ANTI-UE DIFFUSI TRA IL POPOLO: PER QUESTO MOTIVO, IL GOVERNO VERRA’ PROBABILMENTE MANTENUTO IN VITA FINO A CHE NON SI SARA’ PROCEDUTO ALLA DEFINTITIVA LIQUIDAZIONE DI BERLUSCONI E ALLA FORMAZIONE DI UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI FORZE CENTRISTE FEDELI ALLA UE.)..." Alla suddetta analisi, aggiungerei il fatto che considerare l'Ambrosetti, (che si tiene a porte chiuse e da cui trapela poco o nulla) : "una importante occasione di confronto e scambio di opinioni sulle sfide politiche, economiche e sociali che le nostre società e le nostre istituzioni si trovano ad affrontare" mi sembra sia un pensiero un tantino antidemocratico. Ma andando avanti nella lettura del Messaggio, si evince come il Presidente della Repubblica sia fortemente preoccupato dai moti anti€uropei che stanno crescendo nel continente (e ci credo! La verità sull'inganno €uro-peo sta diventando sempre più chiara), pertanto emerge una sorta di fretta spasmodica di Napolitano di far nascere gli USE, affinchè la trappola €uropea sia completa, ed infatti l'acuta analisi su KDP è questa : "...(LA FOLLE IDEOLOGIA ALLA QUALE HANNO ADERITO NAPOLITANO & C. PROIBISCE DI SPERIMENTARE PERCORSI ALTERNATIVI A QUELLO IMBOCCATO, IGNORANDO DI FATTO TUTTA LA TEORIA ECONOMICA NEOKEYNESIANA, AL CONTRARIO DI QUANTO STANNO FACENDO I GOVERNI DI ALTRI PAESI INDUSTRIALIZZATI QUALI IL GIAPPONE E, ATTRAVERSO IL COINVOLGIMENTO DELLA FED, GLI USA. SENZA CONTARE, COSA ANCOR PIU’ GRAVE, IL TRATTAMENTO TERRORISTICO RISERVATO A COLORO CHE PROPONGONO L’USCITA DELL’ITALIA DALL’EUROZONA)..." Certo io ho un lontano ricordo di un Giorgio Napolitano molto diverso, che il 13 Dicembre del 1978, con un gagliardo discorso alla Camera dei Deputati, metteva in guardia sui pericoli di una unione monetaria con i paesi forti del nord europa ed in particolare la Germania, che avrebbe avuto per l'Italia conseguenze catastrofiche come Deflazione, perdita di Competitività e aumento della Disoccupazione! Ecco un passo del discorso : "...Le esigenze poste da parte italiana non riflettevano solo il nostro interesse nazio- nale: la preoccupazione espressa dai no- stri negoziatori fu innanzitutto quella di dar vita a un sistema realistico e duratu- ro, in quanto - cito parole e concetti del ministro del tesoro e del governatore della Banca d’Italia -: Un suo insuccesso comporterebbe gravi ripercussioni sul fun- zionamento del sistema monetario interna- zionale, sull’avvenire e sulle possibilità di avanzamento della costruzione economica europea e sulle condizioni dei singoli pae- si. E come condizione perché il nuovo sistema risultasse realistico e duraturo si indicò uno sforzo volto a contemperare le esigenze di rigore che un sistema di cam- bi deve necessariamente avere con la real- tà della Comunità, che presenta situazioni fortemente differenziate; e in modo parti- colare si sollecitò una flessibilità del siste- ma tale da accompagnare senza sussulti il cammino del rientro dell’Italia verso condizioni economiche generali e, più in particolare, verso condizioni di inflazione prossime a quelle dei paesi più forti. Gli interessi della costruzione comunitaria e gli interessi dell’Italia si sono cioè presen- tati come strettamente intrecciati tra loro. Ma, ciononostante, le condizioni poste da parte italiana sono state in notevole misu- ra disattese, e i rischi paventati e indicati dai nostri negoziatori e da tanti osserva- tori obiettivi, da tanti studiosi ed esperti, rimangono sostanzialmente in piedi. Ella, onorevole Andreotti, ha dato in- vece nel suo discorso di ieri un apprezza- mento largamente positivo dei risultati ot- tenuti, e non ha parlato più dei rischi. Ma l’apprezzamento positivo, punto per punto, strideva, me lo consenta, con il suo stesso giudizio complessivo, secondo cui la riu- nione di Bruxelles ha solo in parte sodi- sfatto le aspettative, dando l’impressione che si dimensionassero sia la suggestiva cornice di Brema, sia taluni propositi di concreta solidarietà che erano apparsi rea- listici nella fase preparatoria. Inoltre, mentre su alcuni punti è ap- parsa corretta la valorizzazione, che noi non contestiamo, dei risultati conseguiti (la possibilità per la lira di oscillare nella misura del 6 per cento anziché del 2,25 per cento; le disponibilità di quello che poi diventerà il Fondo monetario europeo; alcuni aspetti del funzionamento dei mec- canismi di credito), nella sua esposizione, onorevole Andreotti, non sono stati però presentati nella loro effettiva e cruda real- tà i punti più negativi delle conclusioni di Bruxelles. Così, per quel che riguarda gli accordi di cambio in senso stretto, si è teso quasi a far credere che si sia otte- nuta una equilibrata distribuzione degli oneri di aggiustamento o, come si dice, una simmetria degli obblighi di intervento, tra paesi a moneta forte e paesi a moneta debole, in caso di allontanamento dai tassi di cambio iniziali e di avvicinamento al margine estremo di oscillazione consen- tito. Ma l’ulteriore alterazione nell’ultimo vertice di Bruxelles nella formula relativa a questo aspetto essenziale dell’accordo di cambio, quella sostituzione - che può ap- parire innocuamente bizantina - dell’avver- bio "eccezionalmente" con l’espressione "in presenza di circostanze speciali", è stata solo la conferma di una sostanziale resistenza dei paesi a moneta più forte, della Repubblica federale di Germania, e in modo particolare della banca centrale tedesca, ad assumere impegni effettivi ed a sostenere oneri adeguati per un mag- giore equilibrio tra gli andamenti delle monete e delle economie di paesi della Co- munità. E così venuto alla luce un equi- voco di fondo, di cui le enunciazioni del consiglio di Brema sembravano promette- re lo scioglimento in senso positivo e di cui, invece, l’accordo di Bruxelles ha ri- badito la gravità: se cioè il nuovo sistema monetario debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei paesi più de- boli della Comunità, delle economie euro- pee e dell’economia mondiale, o debba ser- vire a garantire il paese a moneta più for- te, ferma restando la politica non espan- siva della Germania federale e spingendo- si un paese come l’Italia alla deflazione. E ben strano, mi si consenta, che di questo rischio, così presente nelle dichia- razioni del rappresentante del Governo il 10 ottobre alla Camera e il 26 ottobre al Senato, non si parli più nel momento in cui si propone l’adesione immediata, alle attuali condizioni, dell’Italia al sistema monetario europeo. Non voglio ripetere le considerazioni già svolte puntualmente dal collega Spa- venta sui motivi che giustificano e impon- gono un particolare sforzo del nostro pae- se per conseguire un più alto tasso di cre- scita, e sul rischio che invece i vincoli del sistema monetario, quale è stato conge- gnato, producano effetti opposti. Ma desi- dero sottolineare che nulla ci è stato det- to per confutare analisi come quella citata dal collega Spaventa secondo cui, di fron- te ad una tendenza alla rapida svalutazio- ne della lira rispetto al marco, che discen- de dallo scarto attualmente così forte tra tasso di inflazione italiano e tedesco, le regole dello SME ci possano portare ad intaccare le nostre riserve e a perdere di competitività, ovvero a richiedere di fre- quente una modifica del cambio, una sva- lutazione ufficiale e brusca della lira fino a trovarci nella necessità di adottare dra- stiche politiche restrittive. Il rischio è comunque quello di dissi- pare i risultati conseguiti negli ultimi due anni in materia di attivo della bilancia dei pagamenti e delle riserve, quei risultati di cui anche il cancelliere Schmidt, con un giudizio politicamente significativo, ha nei giorni scorsi messo in luce il valore. Il ri- schio è quello di veder ristagnare la pro- duzione, gli investimenti e l’occupazione invece di conseguire un più alto tasso di crescita; di vedere allontanarsi, invece di avvicinarsi, la soluzione dei problemi del Mezzogiorno. Questi rischi erano tanto presenti al Governo e ai suoi rappresentanti nel nego- ziato per il sistema monetario che essi non solo avevano richiesto garanzie _- in materia di accordi di cambio - ben più consi,stenti di quelle che si sono ottenute, ma avevano posto, come una delle condi- zioni non scambiabili con altre, quella del trasferimento di risorse e dalla revi- sione delle politiche comunitarie in fun- zione dello sviluppo delle, economie meno prospere. Si, disse che andava così com- pensata la più rigida disciplina economi- ca, comunque implicitsa nel sistema mone- tario, e che occorreva procedere simulta- neamente nelle diverse direzioni..." (Potete trovare l'intero intervento QUI, alla fine di pagina 24992) La lucidità delle parole pronunciate da Napolitano nel 1978, stridono fortemente con il suo attuale pensiero pregno di un assolutismo €uristico sconvolgente. Ma si sa gli obiettivi e gli interessi possono cambiare... Da Kappa di picche : ESSI DICONO Buona informazione a tutti.
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AutoreI 4 di Kappa di picche Archivio
October 2013
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