Le analisi dei 4 di Kappadipicche sulla crisi che stiamo vivendo, analizzata da 4 punti di vista indipendenti ma affini, fatte in modo semplici ed intelligenti. Da Kappadipicche : Buona informazione a tutti.
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Dopo le parole di Mario Draghi che ha definito per l'ennesima volta l'euro come una scelta irreversibile, arriva pronta l'analisi di Kappadipicche (Federico Nero) sulla ormai nota e drammatica situazione europea, che stride con quanto affermato da Draghi.
Da Kappadipicche : Irreversibile "La crisi europea continua a distruggere posti di lavoro. Entro la fine del 2013 ci saranno 19 milioni di disoccupati nella sola eurozona (oltre 7 milioni in più rispetto al 2008), un aumento senza precedenti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La crisi occupazionale colpisce soprattutto i paesi della periferia dell’eurozona, dove la spirale dei fallimenti è ancora in corso, mentre la Germania e gli altri paesi centrali hanno invece registrato una crescita occupazionale. Questa asimmetria è una delle cause dell’attuale paralisi politica dell’Europa, che si palesa nella successione (sempre più imbarazzante) di incontri al vertice tra i vari capi di Governo dell’Unione Europea, che si traducono in misure palesemente incapaci di arrestare la crisi in atto. Questa lentezza avrà conseguenze gravissime nel lungo periodo. Come previsto da parte della comunità accademica, la crisi sta rivelando una serie di contraddizioni nelle istituzioni e nelle politiche dell’Unione Monetaria Europea. Le autorità europee hanno preso una serie di decisioni che hanno, contrariamente a quanto annunciato, contribuito a peggiorare la recessione e ampliare il divario tra i paesi membri. Gli economisti diedero l’allarme fin dall’inizio e ancora adesso ci sono numerosi accademici che da più parti criticano in maniera argomentata e approfondita tutta la costruzione dell’Unione Monetaria e le misure d’austerità che la sostengono. Purtroppo, questo allarme continua a rimanere sostanzialmente inascoltato. Le autorità europee hanno scelto di adottare la fantasiosa dottrina della “austerità espansiva”, secondo la quale i tagli di bilancio dovrebbero ripristinare la fiducia dei mercati nella solvibilità dei paesi dell’Unione Europea e portare ad un calo dei tassi di interesse, e quindi, di conseguenza, la ripresa economica. Come riconosciuto dallo stesso Fondo Monetario Internazionale, oggi sappiamo che le politiche di austerità hanno effettivamente e INDISCUTIBILMENTE aggravato la crisi, provocando un crollo dei redditi che supera di gran lunga le peggiori aspettative. Anche i campioni della “austerità espansiva” ora riconoscono i loro errori ma il danno è oramai è fatto. Le autorità europee, tuttavia, stanno commettendo un nuovo errore. Esse sembrano essere convinte che i paesi della periferia dell’eurozona possono risolvere i loro problemi mediante l’attuazione di “riforme strutturali”, riforme che sono essenzialmente volte alla riduzione della spesa (delle famiglie sicuro), favorire la competitività e, quindi, favorire la ripresa trainata dalle esportazioni con la conseguente la riduzione del debito estero. Quindi, per competere con i paesi emergenti e “vincere” la “competizione globale” dovremmo TUTTI esportare verso i paesi emergenti. Non c’è che dire, una visione lungimirante, davvero. Anche se il punto di vista che vede i paesi della periferia come corrotti, inefficienti e ingolfati da una legislazione sbagliata pone in evidenza alcuni problemi reali, la convinzione che la soluzione proposta possa risolvere la crisi economica e salvaguardare l’unità europea è una pura illusione. Le politiche deflazionistiche applicate in Germania e altrove per costruire surplus commerciali hanno lavorato per anni – insieme ad altri fattori – per creare enormi squilibri nel debito e nel credito tra i paesi dell’eurozona. La correzione di questi squilibri richiederebbe un’azione concertata da parte di tutti i paesi membri. Per i paesi periferici dell’eurozona risolvere il problema senza aiuti significa sottoporsi a un calo dei salari e dei prezzi applicato su una scala talmente ampia da causare un crollo ancor più accentuato dei redditi e violenta deflazione del debito con il rischio concreto di provocare nuove crisi bancarie e paralizzare le attività produttive in intere regioni dell’Europa. John Maynard Keynes si oppose al Trattato di Versailles nel 1919 con queste parole lungimiranti: “Se prendiamo in considerazione che la Germania deve essere tenuta in povertà e che i suoi figli debbano morire di fame (… ) Se puntiamo deliberatamente a impoverire l’Europa centrale, la vendetta, oso predire, non tarderà ad arrivare.” Anche se le posizioni ora sono invertite, con i paesi periferici in difficoltà e la Germania in posizione di supremazia (in realtà relativa), la crisi attuale presenta più di una somiglianza con quella terribile fase storica, che ha creato le condizioni per l’ascesa del nazismo e la conseguente Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, la memoria di quegli anni terribili sembra essere perduta e la Germania e gli altri governi europei, stanno ripetendo gli stessi errori che sono stati fatti allora. Questa miopia è la causa principale delle ondate d’irrazionalismo che attualmente imperversano per l’Europa, dalla destra ultra-xenofoba al crescente sentimento anti-tedesco che continua a crescere. Mentre questa follia va avanti, un rapporto della Croce Rossa ha dichiarato che la crisi finanziaria in Europa ha lasciato 43.000.000 di cittadini senza cibo sufficiente per mangiare, definendola la peggiore crisi umanitaria da più di mezzo secolo. Il rapporto ha anche mostrato che circa 120.000.000 di europei sono a rischio povertà, soprattutto nei paesi che sono sottoposti in fase di recupero finanziario. Il destino dell’euro è segnato, nonostante i pezzi grossi insistano nel dire che “l’ euro è irreversibile”, che “ormai non si può tornare indietro” che “sì, l’euro è sbagliato ma….” , ecco, nonostante le loro parole, l’eurozona finirà, semplicemente perché non può durare. Purtroppo, anche se questa è una buona notizia, il rischio è che il crollo dell’eurozona porti con sé ripercussioni e rancori estremamente gravi, con ferite che sarà molto faticoso sanare. Finirà male, e ci sarà tantissimo lavoro da fare." Buona informazione a tutti. KDP:La Francia (€-scettica) detta l’agenda politica europea.E L’Italia? By @kdipiccheblog10/10/2013 Dai 4 di Kappadipicche ci arrivano notizie fresche dal Fronte Francese, soprattutto in merito al crescente euro-scetticismo della destra francese, che potrebbe diventare la corrente politica Europea che porrà fine al fallito e fallimentare progetto euro.
DA Kappadipicche : La Francia detta l’agenda politica europea. L’Italia resta a guardare "In questo nuovo contributo abbiamo deciso di occuparci della situazione francese e, in special modo, delle nuove istanze sovraniste ed anti-euro germogliate all’interno del movimento popolare di ispirazione gollista UMP (per intenderci, il partito di Sarkozy). Infatti, fino ad oggi era stata importata dai nostri mezzi di informazione la visione che in Francia, fatto salvo il Front National, nessun altro movimento avesse messo in discussione ed al contempo rifiutato l’adesione della Francia all’Euro ed alla stessa UE. E’ abbastanza curioso quindi scoprire che già nel 2007 l’UMP ha dovuto subire una scissione interna ad opera di una sua corrente di partito, i c.d. gollisti sociali. Quest’ultimi appartengono ad un ramo del gollismo, forse quello più originale e risalente, che non si appiattisce in una vuota idolatria del capitalismo ma che anzi tenta di correggerne i tratti qualora esso minacci le basi fondanti della democrazia sociale. Seguendo questo schema economico-politico il gollismo sociale ambisce dunque ad utilizzare i vantaggi determinati dall’efficienza allocativa delle risorse prodotta dall’utilizzo del capitale per orientarlo discrezionalmente in direzione di interventi pubblici a beneficio dello sviluppo della collettività. Per tener fede a questa impostazione ideale i maggiori esponenti della corrente, a seguito della definitiva rottura dei rapporti con i vertici politici dell’UMP in ragione del loro appoggio all’approvazione del referendum sul Trattato di Lisbona, hanno fondato il movimento “Debout la Republique” (“Alzati Repubblica”). Tale ambizione trova la sua genesi nel ruolo che da sempre il gollismo ha avocato a sé quale incubatore delle diverse voci presenti nella società francese e che trascende pertanto dall’inquadramento in uno spazio politico puramente di centrodestra, andando al contrario valutato come tentativo di costituire una sorta di “partito nazionale” che racchiuda al suo interno tutte le istanze della società. Calato in quest’ottica, l’obiettivo perseguito da questa giovane formazione politica, che ha presentato il proprio candidato, Nicolas Dupont-Aignan, alle elezioni presidenziali del 2012, è caratterizzato principalmente dalla necessità, per la Francia, di riappropriarsi della propria libertà economica e politica. La ragione per cui è emersa questa necessità risiede, secondo Debout la Rebublique, nei forti svantaggi scontati dalla Francia in conseguenza delle cessioni di sovranità alle istituzioni comunitarie e dell’adesione all’Euro. Si è infatti fatta avanti la convinzione che i successi proclamati al tempo dell’introduzione dell’Euro grazie alla “relation privilégiée” con il partner tedesco non abbiano dato i risultati sperati da chi, a Parigi, coltivava ambizioni globali: dopo aver infatti spinto per 20 anni sulla strada dell’integrazione totale dei paesi europei, la Francia oggi può definirsi ad ogni buon conto “vittima” dell’agognato meccanismo. La moneta comune e la politica estera e di sicurezza comune, i due pilastri del disegno strategico francese hanno, da un lato, prodotto gravi squilibri macroeconomici, e, dall’altro, consentito alla Germania di bruciare terreno acquistando sempre più spazio sulla scena internazionale. Inoltre, vari ambienti politici e imprenditoriali ritengono che il “Patto di stabilità e crescita” sia un freno alle capacità di innovazione e competizione industriale transalpina, da sempre incentivata attraverso l’ingente impiego di fondi statali. Queste sarebbero dunque le ragioni del forte ridimensionamento politico nel contesto internazionale e dell’inarrestabile declino economico del paese, entrambi a discapito della simmetrica e sempre maggiore prosperità della vicina Germania. Per far fronte a questa grave emergenza, il partito nel suo programma economico propone i seguenti rimedi: 1. Smantellamento dell’UE e creazione di agenzie di cooperazione a livello europeo; 2. Uscita dall’Euro e riacquisizione della sovranità monetaria; 3. Lotta alle delocalizzazioni delle imprese; 4. Sgravi fiscali per gli investimenti privati in Francia; 5. Separazione delle attività commerciali e di investimento delle banche; 6. Nazionalizzazione delle imprese attive nel settore energetico (EDF/GDF). A giudicare da ciò che appare dalla lista di priorità appena elencata, sembra decisamente condivisibile l’approccio seguito da Debout la Republique. Senza dimenticare che i punti sollevati sono speculari a quelli di alcuni nostri economisti (Alberto Bagnai; Claudio Borghi Aquilini) che, da circa due anni provano, con grande fatica, a diffondere nel nostro paese venendo coscientemente ignorati o snobbati da qualsiasi formazione politica. Tuttavia, nonostante il corretto inquadramento dei problemi, delle relative soluzioni e di, aspetto non secondario, sei anni di attività politica, Debout la Republique ha raccolto alle ultime elezioni presidenziali solo l’1,7% dei consensi. Le motivazioni per le quali il risultato è stato così basso si può ipotizzare vadano ricercate principalmente nel fatto che questi temi (sovranità monetaria e fiscale) sono già patrimonio della retorica del Front National il quale, utilizzando un linguaggio ben più diretto di quello dei gollisti, riesce ad attrarre sostenitori approfittando del loro evidente malcontento. E questo rappresenta a nostro modo di vedere un grosso campanello d’allarme per chiunque voglia combattere le derive autoritarie dell’Unione Europea assumendo sempre quale doverosa premessa giustificativa il rispetto dei valori repubblicani e democratici del proprio paese. A maggior ragione nel caso dell’Italia, paese che sconta un enorme ritardo su certi temi da parte delle forze moderate di centro-destra, meno che mai inclini a ripudiare il mantra del “più Europa” per assumere la difesa della sovranità nazionale. A ciò si deve aggiungere che, anche qualora si volesse immaginare di aderire a posizioni più radicali (ovviamente che avessero perlomeno al centro della loro battaglia politica la condanna dell’Euro), questi tentativi sarebbero ostacolati nella loro diffusione su larga scala dal forte retaggio antifascista presente nell’elettorato italiano, intimamente refrattario ad attribuire un vasto consenso a formazioni politiche di estrema destra. Quanto appena detto dimostra pertanto la pericolosissima situazione presente nel nostro paese, dove la classe politica, chi per malafede chi per ignoranza, non ha attivato in alcun modo (il centro-destra, ma ancor più il centro-sinistra, per fedeltà al progetto eurocratico) dei processi dialettici di autocritica interni tesi ad elaborare nuovi percorsi alternativi alla cieca obbedienza al cretinismo economico europeo. Ciò deve far riflettere se si immagina come molto probabile un ulteriore aggravamento della crisi economica con conseguente deterioramento delle relazioni tra i diversi paesi dell’Eurozona. In assenza di una piattaforma politica che negli anni abbia preparato il terreno per un confronto trasparente sui problemi reali del paese come si potrebbe pensare di poter affrontare degnamente una eventuale dissoluzione dell’area Euro ? Questo è un interrogativo che, secondo il nostro punto di vista, i politici italiani farebbero bene ad affrontare con estrema urgenza. Buona informazione a tutti. Kappadipicche in questo periodo è molto proficuo e ricco di analisi, ed infatti vi voglio proporre le riflessioni fatte da @FedericoNero in merito a QUESTO ARTICOLO apparso sul Corriere della Sera il 26 Agosto 2003 a firma di Tommaso Padoa Schioppa.
Quello che appare evidente è l'ideologia fortemente Liberista di Padoa Schioppa, che invoca le famigerate e dolorose Riforme Strutturali (alias taglio dei salari), e la minimizzazione dell'interferenza statale nell'operato del Mercato. Famoso è questo passaggio che sottolinea in maniera inequivocabile il pensiero di Padoa Schioppa : "...Nell' Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev' essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l' individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità..." Sembra evidente che l'ex ministro voglia sottolineare l'idea che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, e che il dolore e la sofferenza che possono portate le Riforme Strutturali, serviranno a farci tornare Casti e Puri. Da Kappdipicche : ESSI DICONO Episodio 4: Berlino e Parigi, ritorno alla realtà Buona Informazione a tutti. I 4 di Kappadipicche hanno fatto un'attenta e precisa analisi delle parole pronunciate dal Premier Letta al Senato, riportando alcune "lievi" imprecisioni del discorso, smentite dai dati ufficiali. Essendo necessario leggere tutto il post, non posso fare altro che riportarlo per intero, fornendovi il vademecum di lettura di Kappadipicche : Essi Dicono: Episodio 5. Letta al Senato "Ieri ci siamo fatti tutti un pò del male. Diciamocelo apertamente, non è stata una bella giornata. Il #Pude è vivo e potente e dà il via a curiosi teatrini, ma commette errori, come lasciare video documenti e trascrizioni di discorsi. Tutte cose che possono essere smontate con un pò di Fact-Checking Ecco alcuni Highlights del discorso di ieri del presidente Enrico Letta al Senato. Sono pure perle di #Pude. In corsivo le parole del premier. In rosso le “lievi imprecisioni”. In arancione i link. Tra parentesi e sottolineato considerazioni e Fact-Checking." Buona informazione a tutti.
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AutoreI 4 di Kappa di picche Archivio
October 2013
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