Come già abbiamo visto, il 12 settembre a Roma c'era già stata la Breccia di Porta Pud€.
Ad ulteriore conferma che la breccia si allarga, arriva la notizia riportata dal sito LA NOTIZIA Giornale.it, che il 23 Settembre in occasione della presentazione del Manifesto di Solidarietà Europea, erano presenti all'evento alcuni alti dirigenti di Mediobanca. Questo è quanto scrive LA NOTIZIA : "...Dopo il rifiuto dei patti di sindacato adesso spunta fuori anche l’opposizione nei confronti dell’euro. Succede pure questo in Mediobanca, potere forte al centro dei poteri forti, che ieri ha gettato uno sguardo molto interessato a quanto è accaduto a Roma. Nella capitale, dopo mesi di gestazione, è stato ufficialmente presentato il Manifesto di solidarietà europea. Si tratta di un documento molto duro, firmato da una dozzina di economisti europei secondo i quali l’euro ha prodotto una crisi economica e sociale dalla quale si può uscire solo in un modo: abbandonando la moneta unica. Tra i trascinatori del Manifesto c’è Hans-Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria tedesca. Ma ci sono anche ex ministri e banchieri d’affari che devono aver incuriosito non poco piazzetta Cuccia. Al punto che direttamente da Londra sono arrivati a Roma alcuni top manager di Mediobanca come Daniele Bartoccioni e Andrea Carzana, a quanto pare inviati sul posto da Antonio Guglielmi, capo di Mediobanca Securities, che per il gruppo bancario si occupa di intermediazione finanziaria. Insomma, a molti è parso un altro gesto “rivoluzionario” dell’istituto..." Nella descrizione dell'evento vengono anche riportate le parole di Henkel, che ha detto che la competitività italiana ai tempi della lira preoccupava la Germania. Così scrive LA NOTIZIA : "...Del resto ieri, nella sede della Link University dell’ex ministro Vincenzo Scotti, faceva una certa impressione sentire Henkel, ex numero uno degli industriali tedeschi, dire che “uno dei più grandi errori della mia vita è stato sostenere l’ingresso dell’Italia nell’euro”. Il fatto è, ha svelato, “che in Germania eravamo stufi delle svalutazioni della lira che rendevano il vostro paese più competitivo”. Oggi siamo arrivati al punto in cui “l’euro è una moneta troppo forte per l’industria italiana e troppo debole per quella tedesca”. Ergo, “la moneta unica deve essere abbandonata perché è un disastro economico e perché una moneta deve riflettere la cultura economica e fiscale di un singolo paese..." Pare che il pensiero dominante stia cambiando, e parlare di Eurexit anche in Italia non è più un tabù. Da LA NOTIZIA : Toh, anche Mediobanca comincia a criticare l’euro Buona informazione a tutti.
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A conferma del disastro che si sta consumando nell'area euro, arriva un articolo di Wall Street Italia, che ci riferisce questa situazione : "...A partire dal 2008, la democrazia è regredita in 15 delle 17 economie che fanno parte dell'Eurozona. E' quanto risulta dal democracy index, stilato dall'Economist Intelligence Unit. In particolare, l'indice che si riferisce all'Italia, si attesta a 7,74 punti; quello della Grecia è calato a 7,65 punti. L'Italia si conferma fanalino di coda nella classifica dei paesi più democratici dell'Eurozona, seguita per l'appunto dalla Grecia, dall'Estonia, dalla Slovacchia e da Cipro...." Ed ecco anche una bella tabella riassuntiva della classifica : Nell'articolo che continua dicendo : "...Come fa notare Niraj Shah, di Bloomberg Brief, a far calare l'indice in Grecia tra il 2008 e il 2012 è stata una politica economica influenzata - o meglio dettata - in modo crescente dalla Banca centrale europea, dall' Unione europea e dal Fondo Monetario Internazionale. E un simile destino è stato riservato all'Italia e ad altri paesi sudeuropei..." viene riportato anche un breve video di Nigel Farage, che metteva in guardia l'Europa proprio dal pericolo della perdita della Democrazia, in quanto avrebbe portato ad una rivoluzione violenta, ecco il video : Il grande "successo" dell'euro continua a sprofondare verso l'abisso, la Grecia oramai è alla distruzione economica e sociale, tanto che l'istruzione non è stata solo ridimensionata, ma rischia di essere spazzata via completamente.
La notizia è apparsa nelle ultime ore su varie testate giornalistiche e anche se può sembrare incredibile, un paese avanzato (ex ormai) come la Grecia che gode della "protezione" dell'euro, deve chiudere le sue università, la cosa purtroppo non sorprende visto il massacro economico imposto dalle cure mortali della troika che abbiamo visto QUI. Ecco una breve rassegna degli articoli che trattano l'argomento: Dal FattoQuotidiano : Grecia allo stremo: chiudono anche le università "...In Grecia, tutto ciò che non serve per pagare i debiti deve chiudere, sparire: anche leuniversità. Sembra impossibile, ma la dittatura della finanza internazionale, attraverso la mediazione della cosiddetta trojka (Banca Mondiale, Fondo Monetario e Unione Europea) sta imponendo la chiusura di 94 università..." Da Internazionale : Grecia/La Grecia chiude le università. Gli atenei: siamo al collasso "...Le università greche sono al collasso, impossibile procedere con le attività accademiche. Non è un allarme ma una constatazione di impotenza il grido lanciato dai senati accademici di tutto il Paese. L’impatto dello schema di mobilità elaborato dal governo per otto atenei della Grecia – spiega oggi il quotidiano Ekathimerini – è devastante. Secondo i sindacati il trasferimento di 1.349 impiegati amministrativi, pari al 40% del personale, ad altre amministrazioni ha lasciato gli atenei vuoti, bloccando qualsiasi tipo di attività..." Da Radio24 del Sole24ore : Università in Grecia, crisi senza fine. Ora è a rischio anche l'anno accademico "...Arrivati a questo punto è legittimo chiedersi se ci sarà mai una fine. Dov'è il fondo oltre il quale non si potrà più andare. Chiudere le università somiglia a una resa senza condizioni. Che questo accada in Grecia poi è un paradosso. E non tanto perché la penisola ellenica è la culla della civiltà occidentale - perché il discorso sarebbe lo stesso per qualsiasi paese democratico - soprattutto perché togliere la possibilità ai giovani di studiare e farlo a casa propria condanna Atene a un futuro senza rinascita..." Da InvestireOggi : In Grecia chiudono le università: situazione esplosiva, l’intero sistema è al collasso "...Il paese è sfinito da sei anni di intensa recessione. La possibile chiusura degli atenei è dovuta al trasferimento del 40% del personale amministrativo. Intanto sulla stampa si parla di un possibile colpo di stato da parte di Alba Dorata..." Buona informazione a tutti. Se fossi un €uro-Fan mi vergognerei nel vedere come la "protezione" dell'euro si sia rivelata in realtà una scelta mortale. Dalla Spagna come dalla Grecia arrivano notizie inerenti alla crisi che sembrano bollettini di guerra, a parte i dati sulla disoccupazione che sono impietosi, 27% la disoccupazione totale e oltre il 50% quella giovanile, la notizia veramente agghiacciante riguarda il numero di bambini che vivono sotto la soglia di povertà. Sul sito Lindro.it è stato pubblicato un articolo inerente un rapporto dell'Unicef sulla povertà infantile Spagnola, che mostra dati allucinanti : "...Secondo l’ultimo rapporto dell’UNICEF in Spagna circa 2.267.000 bambini vivrebbero al di sotto della soglia di povertà. Inoltre, il 14,4% dei bambini spagnoli vive in famiglie con un alto tasso di povertà, dato in aumento rispetto al 13,7% dell'anno precedente. Un dato ancor più impressionante se si conta che sono oltre 80.000 bambini poveri in più rispetto al 2010, quando per la prima volta l’organo della Nazioni Unite aveva lanciato l’allarme. L’infanzia è diventata la fascia di età più colpita dalla povertà nel Paese iberico e, secondo l’ultimo rapporto Eurostat sono circa 760 mila le famiglie con figli in cui nessun adulto lavora. In tali situazioni è, come si può ben immaginare, difficilissimo provvedere al mantenimento della propria famiglia e spesso i bambini si trovano a frugare nell’immondizia, come i genitori, per trovare del cibo. Oppure se ne vanno a scuola ad elemosinare, di fatto, nelle mense che i loro genitori non possono permettersi di pagare, sperando di rimediare almeno un pasto caldo. Quella che sembra un racconto di Charles Dickens è, in realtà, la quotidianità di molte famiglie spagnole. La città di Barcellona, ad esempio, allertata dalle segnalazioni dei professori, ha censito quasi 3.000 bambini denutriti. Un numero enorme. Per far fronte a tale emergenza le comunità autonome di Catalogna ed Andalusia, che hanno potuto agire per prime visti i minori vincoli ai loro margini d’intervento, hanno dato il via alla distribuzione di cestini in tutte le scuole, garantendo così la colazione e la merenda a tutti i bambini. Un provvedimento piccolo, certo, ma un inizio. Dopo aver rilevato che in Andalusia un bambino su sei si trova in una situazione di povertà estrema, il Presidente José Antonio Griñán Martínez, ha poi messo in piedi un piano da 16 milioni di euro perché tutti i bambini ricevano almeno tre pasti al giorno a scuola. Anche la comunità delle isole Canarie sta correndo ai ripari. Nella rinomata meta estiva, che ogni anno accoglie circa 12 milioni di turisti, il 16% dei bambini quest'anno non può permettersi di pagare la mensa scolastica. Anche qui per molti di loro il pranzo a scuola è l'unico pasto della giornata. Per questo la comunità locale ha annunciato che rimarranno aperte le scuole tutta l'estate per permettere ai bambini di ricevere almeno quest'unico pasto. L’idea delle Canarie è stata ripresa anche dall’Estremadura, una delle comunità autonome più povere della Spagna. Il 3 luglio il Presidente Guillermo Fernandez Vara, ha garantito che «vista la situazione di estrema necessità» che le famiglie stanno vivendo, 18 scuole delle 8 città principali resteranno aperte per garantire la corretta alimentazione dei ragazzi. L'iniziativa del governo regionale riguarderà 2.500 alunni e beneficia di uno stanziamento di 600 mila euro. Attualmente si sta valutanto di estendere il progetto anche ai centri minori attraverso una collaborazione con la Croce rossa e la Caritas..." Stiamo parlano di un paese Europeo fra i più evoluti al mondo, dove nel 2013 in nome dell'euro e di questa €uropa che impone manovre lacrime e sangue (innocente) solo per difendere la moneta unica e salvare le banche e il settore finanziario, sta sacrificando la vita di milioni di bambini in un modo così brutale da aver superato la cattiveria e la perversione Nazista. Ovviamente nonostante questa situazione sconvolgente, la dittatura economica imposta dalla Troika e dalla Germania non si arresta e continua nel premeditato e criminale massacro sociale, tramite l'euro e l'austerità. Poi le autorità €uropee NON elette e i nostri vergognosi politicanti del PUDE, si meravigliano del crescente scetticismo nei confronti dell'eurozona senza chiedersi il perchè e senza capire che noi NON vogliamo Morire per Maastricht. Quindi leggendo della tragedia Iberica, credo sia normale che in Spagna avvenga questo : "...La povertà, in particolare quella infantile, è uno dei fattori che in quest’ultimo periodo ha fatto schizzare alle stelle l'indice di scetticismo verso l’Unione Europea, che è vista sempre più spesso come la colpevole del malessere spgnolo. Solo fino a qualche anno fa la popolazione iberica, così come i suoi governi, si posizionava sul podio dei sostenitori dell’Europa, dell’Euro e del processo d’integrazione che partiva da Bruxelles. Forse anche perché la Spagna ne aveva ampiamente beneficiato. Oggi, con inflazione e disoccupazione alle stelle, e l’impressione che le decisioni di Madrid siano in realtà mosse dai fili dell’Unione, la sfiducia cresce vertiginosamente e a giugno è arrivata al 62%..." Tanto che essendo diventata così critica la situazione, bambini devono immaginarsi il cibo da mangiare! : "...Dopo sei anni di crisi economica, che ha portato al 27% di popolazione senza un impiego (con picchi quasi al 50% se si conta quella giovanile), poco importa se dopo gli anni di Franco sia stata l’Europa a contribuire alla rinascita della Spagna. Oggi tutto ciò che conta è coperto dalla parola austerity e dalla storia del bambino di Gerona che ha fatto il giro del mondo. Un bambino con un panino magico, fatto di pane e pane. Dentro immagina lui ciò che vuole metterci." E qualcuno in questa €uropa ha ancora il coraggio di parlare di democrazia ! A seguito di queste notizie orribili, arriva anche l'analisi economica del professor Krugman a confermare la follia che si sta consumando in Spagna : "...I’ve noted on a number of occasions that the standard methods for estimating economic potential are working very badly in this slump; they are, all too often, causing officials to interpret the slump as “structural”, something that can be fixed only through painful reforms (which, when unemployment fails to fall, will be dismissed as just not enough) rather than as a shortfall in demand..." e ci fornisce questo grafico della curva di Philips : dove si vede benissimo che la temuta e cattivissima inflazione (temuta da chi? Solo dai creditori ovviamente), sia stata abbattuta tramite l'aumento della disoccupazione, che strano...
E infatti Krugman conclude il suo post scrivendo : "...Now, to give the devil his due, this scatterplot does suggest that the Spanish economy was overheated in the mid-2000s. But it also suggests that given 2 percent inflation or a bit higher, Spain ought to be able to have an unemployment rate around 15 percent, or 10 percent lower than where it is now. That’s a lot of unnecessary unemployment. And it also gives an indication of the costs of “internal devaluation,” which require that Spain run very low inflation, several points below Germany, for years on end." Capito? Per riequilibrare la situazione economica tramite la "svalutazione interna" alias taglio dei salari (che è quello che vogliono in €uropa come abbiamo visto QUI e QUI, dice Krugman che ci vorranno anni, ovviamente di fame e dolore. Se questi devono essere gli Stati Uniti d'€uropa, io NON li voglio e spero che l'incubo euro finisca presto! Da lindro.it : Bambini sono sotto la soglia di povertà. La Spagna del panino immaginario e dal blog di Paul Krugman : The Pain In Spain Is Not Hard To Explain (Wonkish) Buona informazione a tutti. Puntualmente come ogni fine anno, arriva l'annuncio del governo in carica che la fine della crisi è vicina e che il prossimo anni ci sarà la ripresa e la crescita, ecco alcuni precedenti : Ovviamente quest'anno è toccato a Letta dare la bella notizia dell'imminente fine della crisi e della ripresa con crescita che è alle porte, la famosa luce in fondo al tunnel. Ecco il premier Letta che ne da l'annuncio sul sole24 : Da questa immagine potete notare anche altri due dati, quello inerente al PIL, che anche quest'anno sarà negativo, e quello del deficit che sforerà il vincolo €uropeo del 3%, in altre parole è in arrivo una manovra correttiva per riportare i conti in ordine.
A conferma dell'imminente "manovrina" (c'è da recuperare solo lo 0,1% di PIL visto che il deficit è al 3,1%), arriva oggi la notizia su Reuters Italia dell'annuncio da parte del Ministro Saccomanni di una rapida manovra per riportare il deficit entro il 3%. Queste è quanto riporta Reuters : "...Il governo si impegna a ridurre "rapidamente" l'indebitamento netto del 2013 al 3% dal 3,1% del Pil per rassicurare l'Europa ed evitare nuove tensioni sui mercati finanziari. "È importante che questo lieve scostamento venga corretto rapidamente perché è un dato attentamente monitorato dall'Europa e bisogna dare l'impressione che questa sia una leggera deviazione", ha detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni..." Ora c'è da chiedersi chi pagherà i costi dell'aggiustamento, quali e quanti tasse verranno aumentate o ripristinate? Ma un'indicazione su ciò che potrebbe succedere arriva direttamente dalla BCE, dato che (come visto QUI) secondo la Banca Centrale Europea lo sforamento del deficit è dovuto a questi motivi : "...Il peggioramento del fabbisogno dell'Italia, dovuto soprattutto al rimborso dei debiti verso le imprese, ''mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell'obiettivo di disavanzo'' al 2,9% del Pil per il 2013. Lo scrive la Bce notando anche le misure per compensare l'abolizione dell'Imu e il rinvio dell'aumento Iva..." Io direi che per riportare il deficit entro il 3%, aumenteranno l'iva e taglieranno del tutto o in parte i rimborsi dei debiti della PA alle imprese, fa niente se queste falliranno o se i moltiplicatori sono superiori a 1 (circa 1,5) ed aumentando la Spesa Pubblica crescerebbe più che proporzionalmente il PIL e si ridurrebbe il rapporto Debito/PIL, l'importante è soddisfare le richieste (imposizioni) €uropee costi quel che costi. Ed ecco che anche Saccomanni per il 2014 annuncia ripresa e crescita : "...Le prospettive della ripresa nel quarto trimestre del 2013 e poi nel 2014 sono assolutamente solide", ha detto l'ex direttore generale della Banca d'Italia indicando in +1% il tasso di crescita del 2014..." Pare proprio che la crisi sia finita e che la ripresa sia alle porte visti i grandi risultati ottenuti con l'austerità espansiva alias distruttiva, che infatti ha dato una bella mano alla crescita del rapporto debito/PIL come dice il ministro : "...Dopo il 127% del 2012, il rapporto debito pubblico/Pil salirà al 132,9% quest'anno per poi cominciare a scendere dal prossimo. Il Tesoro ipotizza una "graduale riduzione dello spread" tra i rendimenti dei titoli decennali italiani e tedeschi dai 240 punti base di oggi a circa 100 nel 2016 e nel 2017..." Ma anche qui nessun problema, dal prossimo anno anche il debito/PIL scenderà! In attesa di vedere chi pagherà i costi della manovra di fine anno, dal FMI arrivano dati inerente al PIL di quest'anno e del 2014, con qualche discrepanza in negativo rispetto al governo, dal sito Ansa : Fmi:Pil Italia -1,8% in 2013, +0,7% 2014 (ANSA) - ROMA, 21 SET - L'economia italiana si contrarrà nuovamente quest'anno, con un calo del Pil dell'1,8%, per poi risalire dello 0,7% nel 2014. Sono le stime stilate dal Fmi nella bozza del World Economic Outlook anticipata dall'ANSA. Le previsioni per l'Italia, così come quelle degli altri principali partner di Eurolandia, restano al momento invariate rispetto alle ultime ufficiali diffuse a luglio. Ad ulteriore conferma di quello che sappiamo, cioè che l'unica cosa che riprenderà è la corsa inarrestabile della crisi economica, gli amici di Voci dall'Estero hanno tradotto per noi un articolo del Wall Street Journal dal titolo : WSJ: Precipita la produzione industriale nell’Euro-Zona che riporta i dati disastrosi della produzione industriale del mese di Luglio nell'eurozona, dati che sono i peggiori dall'aprile 2010 come scrive il WSJ : "...L’Eurostat dice che la produzione industriale nell’intera area è calata dell’ 1,5% tra giugno e luglio, il più grande calo registrato da settembre dello scorso anno. La produzione è calata del 2,1% rispetto all’anno precedente. L’ultima volta che il livello produttivo è stato così basso era l’aprile 2010. I dati deluderanno certamente gli eurocrati, che avevano salutato in grande stile i segnali che la lunga recessione della zona euro stava finalmente finendo..." ed ancora : "...Le economie della zona euro hanno un disperato bisogno di nuova crescita per affrontare il servizio del debito accumulato dall’inizio della crisi. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico dell’intera eurozona arriverà a fine anno al 95% del prodotto interno lordo, dal 70% che era nel 2008. Una tale dinamica del debito, che in realtà è molto peggiore in alcuni particolari paesi, come Grecia e Portogallo, negli ultimi anni ha messo in dubbio la sopravvivenza della moneta unica. Il declino importante della produzione industriale tedesca, italiana e, in parte, francese. è stato il responsabile principale della debolezza registrata a luglio. Queste economie rappresentano circa i 2 terzi della produzione totale dell’eurozona. La produzione industriale tedesca è calata del 2,3%, annullando un incremento di proporzioni simili nel mese precedente. Marco Valli, chief economist per l’eurozona di UniCredit a Milano, ha dichiarato che i dati, molto probabilmente, riflettono la chiusura del gap tra i numeri reali e le stime di inizio anno. In primavera, ha osservato, i dati reali hanno mostrato un rimbalzo in corso, mentre gli indicatori rimanevano deboli..." Sembra terribilmente chiaro che la crisi è ancora lontana dalla sua risoluzione e che il fallimento dell'euro è sempre più evidente, con costi sociali ed umani ormai inaccettabili, ma i tecnocrati non eletti €uropei non si arrendono e chiedono sempre più lacrime e sangue ! Intanto la tanto temuta Inflazione si allontana sempre più e nell'eurozona si fa avanti lo spettro devastante della Deflazione, basta leggere la fine dell' articolo dove viene scritto che : "...La natura anemica della ripresa è riflessa anche dai dati riguardanti l’inflazione di agosto in molti paesi della zona. In Irlanda, l’inflazione annuale ha toccato il minimo da tre anni dello 0,2%, mentre in Francia è calata allo 0,9% e in Spagna all’1,5% dall’1,8% di luglio. La BCE si aspetta che l’inflazione rimanga significativamente più bassa del suo obiettivo di medio termine del 2%, sia quest’anno che il prossimo..." Buona informazione a tutti. Su Project Syndicate è stato pubblicato un articolo di lord Adair Turner che descrive il fallimento del libero mercato, con buona pace dei liberisti convinti.
Ovviamente le evidenze del fallimento arrivano dall'attuale crisi, che a distanza di 5 anni non è stata ancora risolta, ma anzi peggiora continuamente. Per confermare l'assurdità delle scelte economiche fatte, lord Turner scrive quanto segue : "...Economisti, banchieri centrali e supervisori non solo non sono riusciti a prevedere la crisi, ma hanno anche creduto che la stabilità finanziaria sarebbe stata garantita fintanto che l'inflazione fosse rimasta a livelli bassi e stabile. Poi, una volta arginata la crisi immediata, nessuno di noi è stato capace di anticipare quanto sarebbero stati pesanti i suoi strascichi. Nella primavera del 2009, i pronostici ufficiali non parlavano né di un recupero lento né del fatto che la crisi, essenzialmente limitata agli Stati Uniti e al Regno Unito, avrebbe presto contaminato l’eurozona. D’altro canto, le forze di mercato non immaginavano neppure lontanamente che i tassi di interesse sarebbero rimasti in prossimità dello zero per cinque anni (e oltre)..." per spiegare le conseguenze così disastrose del libero mercato, lord Turner sottolinea le enormi responsabilità del credito Privato concesso allegramente, che ha fatto si che i debiti Privati esplodessero nei paesi avanzati, creando instabilità economica e finanziaria, con conseguenti drammi sociali; mentre per la zona euro, evidenzia la struttura fortemente imperfetta su cui è basata. Ecco e parole usate da lord Turner : "...Una delle ragioni di questa scarsa lungimiranza è stata l'ammirazione acritica per l'innovazione finanziaria; un’altra, la struttura intrinsecamente imperfetta dell'eurozona; quella principale, però, è stata l’incapacità di comprendere che degli elevati livelli di debito – in inesorabile aumento da diversi decenni, nel settore privato ancor più che in quello pubblico – rappresentavano una grave minaccia alla stabilità economica. Nel 1960, il debito delle famiglie britanniche era inferiore al 15% del Pil; nel 2008, aveva superato il 90%. Negli Stati Uniti, il totale del credito privato è cresciuto da circa il 70% del Pil nel 1945 a oltre il 200% nel 2008. Fin quando il debito era circoscritto al settore privato, i politici hanno pensato che il suo impatto fosse nullo o innocuo. Di fatto, come ha osservato l'ex governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King, "il denaro, il credito e le banche non svolgono alcun ruolo significativo" in gran parte della moderna macroeconomia. Ma una supposizione del genere è pericolosa, perché i contratti di debito hanno importanti implicazioni per la stabilità economica. Questi sono spesso stipulati in eccesso poiché, alla ripresa dei cicli economici, i prestiti a rischio appaiono privi di rischio; in realtà, una volta stipulati, essi apportano le rigidità dei processi di default e di fallimento, che possono portare alla svendita e alla sospensione del business..." A causa degli squilibri creati dell'aumento del livello di indebitamento Privato, gli effetti post crisi sono devastanti, visto che imprese e consumatori nel tentativo di rimborsare il loro eccessivo livello di debito (dovuto al Credito Facile), riducono drasticamente investimenti e consumi, a cui segue aumento della disoccupazione e quindi dei costi sociali, ed alla fine un problema di natura Privata (Credito/Debito) si scarica sulle finanze Pubbliche con conseguente aumento di deficit e debito Pubblico. IL meccanismo è ben descritto dalle parole usate da lord Turner : "...Nella fase di contrazione post crisi, però, il debito accumulato ha un potente effetto depressivo perché le imprese e i consumatori iper-indebitati tagliano investimenti e consumi nel tentativo di ripagare i propri debiti. I decenni perduti del Giappone dopo il 1990 sono stati la conseguenza diretta e inevitabile di un eccesso di leva finanziaria venutosi a creare negli anni '80. Di fronte alla depressione degli investimenti e dei consumi privati, l'aumento del deficit fiscale può svolgere un ruolo utile poiché contrasta gli effetti deflazionistici. Ciò, tuttavia, non fa che spostare la leva sul settore pubblico, facendo sì che qualunque riduzione del rapporto tra debito privato e Pil sia abbondantemente compensata da un incremento del rapporto tra Pil e debito pubblico, come testimonia il pesante indebitamento, fra l'altro in crescita, di Irlanda e Spagna..." ovviamente quando gli stati peggiorano i loro conti pubblici perchè sono chiamati a salvare le banche "To Big To Fail", le stesse persone ed istituzioni che hanno causato la crisi propinano ricette a base di austerità con effetti distruttivi sulla vita delle persone e dello stato sociale, vedi Modello Greco. In conclusione quello che servirebbe è una forte regolamentazione del mercato, oltre al ridimensionamento di tutte quelle istituzioni economiche private To Big To Fail, e infatti lord Turner conclude l'articolo dicendo : "...Quello che serve è una risposta politica a tutto campo, che preveda un potenziamento delle riserve di capitale anticiclico rispetto a quanto previsto dall’accordo di Basilea 3, il ripristino dei requisiti quantitativi a strumenti politici delle banche centrali dei paesi avanzati, e vincoli diretti per il mutuatario – come un tetto massimo al rapporto prestito-reddito o prestito-valore dell'immobile – per i mutui sia residenziali che commerciali. Politiche di questo tipo implicherebbero un rifiuto del pensiero dominante prima della crisi – oggi rivelatosi sbagliato – secondo il quale i mercati liberi sono tanto utili nel settore finanziario quanto lo sono in altri ambiti economici. Se non affronteremo l’importante questione che i mercati finanziari non regolamentati possono generare dannosi livelli di leva privata, avremo buttato alle ortiche l’insegnamento più importante della crisi del 2008..." Da Project Syndicate (in Italiano !) : Il fallimento della finanza del libero mercato Buona informazione a tutti. Sul suo blog il professor Krugman ha scritto un articolo in risposta a quanto asserito dal Ministro delle finanze Tedesco in merito ai presunti benefici dell'austerità, che starebbe portando la tanto attesa ripresa in Europa. Per essere chiaro Krugman scrive che nella zona euro hanno fatto un deserto, e non si meraviglia che gli austerians al minimo segno di ripresa siano pronti a prendersi meriti non loro, come abbiamo visto QUI. Infatti esordisce con queste parole : "...It was, I suppose, predictable that Europe’s austerians would claim vindication at the first hint of an upturn. Still, Wolfgang Schäuble’s piece in the FT, in which he claims complete vindication because Europe has had one, count it, one quarter of growth is pretty awesome even relative to expectations..." facendo notare però al "caro" Schäuble, che le distruttive misure di austerità in salsa alemanna, hanno fatto crollare i livelli di occupazione Europei, come si vede bene in questo grafico : Ovviamente (e giustamente direi), non vengono risparmiate dure critiche alle assurde ammissione provenienti dalla Germania, ricordando al ministro quante vite sono state distrutte dalle assurde politiche economiche €uropee e quanti milioni di giovani sono stati condannati alla disoccupazione, come evidenziato in questo passaggio :
"...It takes quite a lot of chutzpah — do they have that word in Germany? — to claim that this is a record of successful preparation for structural transformation. What about all the livelihoods, and in some cases lives, destroyed? What about the millions of young Europeans who still see no hope of getting a decent job?..." Inoltre, riprendendo le parole di Schäuble che afferma che la zona euro sta seguendo la ricetta della Svezia dei primi anni 90 e dell'Asia di fine anni 90, sottolinea il fatto che il rilancio economico di Svezia e Asia, avvenne tramite svalutazione monetaria, non tramite svalutazione interna con taglio dei salari. La conclusione di Krugman è che nonostante i difensori della feroce ed inutile austerità abbiano rovinato la vita a milioni di persone, essi non ammetteranno mai le loro enormi responsabilità, ma anzi come dimostra Schäuble, sono pronti a cogliere ogni minima possibilità di prendersi meriti che NON hanno. Dal blog del professor Krugman : They Have Made A Desert, And Called It Reform Buona informazione a tutti. Continuano le pillole informative sulla zona euro provenienti da Eurointelligence, le notizie più importanti dei paesi europei in brevi "notiziari" flash.
In particolare vi segnalo l'ennesimo mea culpa del FMI sull'austerità, lo sciopero generale che ha coinvolto gli insegnati Greci, l'evoluzione politica in Francia con il Fronte Nazionale della Le Pen sempre in ascesa e il duello a distanza fra Krugman e il ministro tedesco Scahuble sugli effetti della demente politica di austerità in €uropa. Da Eurointelligence : LE BREAKING NEWS DALLA ZONA EURO Buona informazione a tutti. Il blog amico Eurocrazya ci propone un bel post sul pensiero economico del Presidente della BCE Mario Draghi e sulla sua ricetta per rilanciare l'economia dell'€urozona.
Ovviamente la ricetta propinata e quella delle dolorose riforme strutturali soprattutto del mercato del lavoro, che prevedono il taglio dei salari, con buona pace degli €uro-fan che continuano a sbraitare che l'euro ci protegge e che il ritorno alla lira sarebbe un disastro. Nulla di nuovo all'orizzonte come abbiamo già visto QUI, solo un ulteriore conferma che il costo della crisi hanno deciso di farlo pagare ai popoli europei, per salvare l'euro e le banche. Ma veniamo alle diplomatiche ma chiare parole di Draghi riportate da Eurocrazya : "...La competitività può essere misurata in più modi, ma fondamentalmente è il confronto tra costi relativi e produttività relativa. All’interno dell’eurozona, dal momento che ogni stato condivide lo stesso tasso di cambio, una misura chiave di competitività è il costo relativo del lavoro in relazione alla produttività relativa – in altre parole, il costo unitario del lavoro. Nella prima decade dell’unione monetaria, non si è prestata attenzione al costo del lavoro e alle sue implicazioni sulla competitività. Questo perché c’era la falsa presunzione che i conti delle partite correnti non fossero importanti in un’area con una moneta unica. Il risultato è stato che sono emersi squilibri di competitività. Abbiamo visto salari e produttività procedere su trend divergenti in molti paesi dell’eurozona. Per qualcuno di essi è venuto a crearsi un significativo gap di competitività che ha prodotto grandi deficit delle partite correnti. Perché tutto ciò è importante? Non solo perché persistenti deficit delle partite correnti creano delle vulnerabilità, come la dipendenza da finanziamenti esterni e un settore bancario super-indebitato, ma anche perché, a partire dal 2008, quei paesi che erano più competitivi hanno in media goduto di margini maggiori, minori livelli di debito pubblico, più crescita e più occupazione. Questa correlazione suggerisce che chiudere questo gap di competitività è una componente chiave per migliorare l’attuale situazione economica. Chiudere il gap di competitività Un modo per riacquistare competitività velocemente è quello di focalizzarsi sul numeratore del costo unitario del lavoro – i salari nominali. Un ulteriore approccio a lungo termine è quello di aumentare il denominatore – e cioè di raggiungere livelli più alti di produttività. A mio parere, oggi nell’eurozona abbiamo bisogno di entrambi. Sul primo numero (salari nominali, ndr), nell’eurozona ci sono già incoraggianti segnali di riequilibrio in termini di competitività di costi. In parte grazie alle riforme strutturali introdotte da diversi paesi, sta avvenendo un aggiustamento dei costi relativi, dopo che questi sono stati disallineati in passato. Ad esempio, il volume delle esportazioni spagnole è cresciuto di più del 20% a partire dal 2009. Col passare del tempo, un aumento dei margini di profitto dovrebbe consentire alle aziende spagnole di espandere la propria capacità e assumere lavoratori. Permettetemi però di essere chiaro: io non considero la competitività come una corsa tra i paesi dell’eurozona, con vincitori e vinti. Ecco perché la sfida di lungo periodo di aumentare il livello di produttività è altresì fondamentale. Mentre l’aggiustamento dei costi aumenta la competitività solo in maniera relativa, gli aumenti di produttività, incrementando la crescita, possono beneficiare tutte le nazioni..." Due considerazioni in merito alle parole di Draghi, la prima è che anche lui ammette che la crisi della zona euro è dovuta agli squilibri della bilancia dei pagamenti e di debiti esteri e privati quando dice "...persistenti deficit delle partite correnti creano delle vulnerabilità, come la dipendenza da finanziamenti esterni e un settore bancario super-indebitato..." come abbiamo visto QUI, la seconda è che prendendo l'export Spagnolo come modello di "successo" perché è cresciuto del 20%, dimentica di dire che in Spagna la disoccupazione è al 27%, che hanno tagliato le tredicesime (deprimendo ancora di più i consumi), e che il FMI consiglia di tagliare gli stipendi di un ulteriore 10% in modo da uccidere del tutto la domanda interna e l'Import e favorire solo l'Export, praticamente una Cinesizzazione €uropea. Da Eurocrazya : Draghi: “Tagliare i salari nell’eurozona” Il Nobel Krugman ha pubblicato recentemente sul suo blog due articoli, che come al solito sono sintetici ma allo stesso tempo molto chiari. Nel primo articolo evidenzia la somiglianza fra l'euro e il gold standard, sistema corresponsabile della grande depressione degli anni 30. In particolare sottolinea come una crisi di bilancia dei pagamenti, che è alla base degli squilibri interni alla zona euro, ci sia stata anche negli anni 30 (fra il 1919 e il 1933), con ingenti afflussi di capitali verso l'Austria, l'Ungheria e la Germania, che poi si sono improvvisamente arrestati e quindi sono "fuggiti" da questi paesi, con conseguenze disastrose. Infatti Krugman scrive : "...I knew that it was best viewed as a balance-of-payments crisis, not a debt crisis — a case in which large capital inflows to Europe’s periphery suddenly went into reverse. What I didn’t know was that something quite similar happened in Europe from 1919 to 1933, with huge inflows to Austria, Hungary and Germany suddenly shifting to huge outflows, and with similarly disastrous results..." Proseguendo nel suo discorso il professor Krugman ci fa notare che a seguito di un "Sudden Stop" (termine coniato da Calvo dopo la crisi Asiatica del 1990), con conseguente crisi economica, solitamente come una Fenice che rinasce dalle sue ceneri, arriva una ripresa ruggente. A conferma di quanto detto Krugman fornisce questo grafico sulla produzione industriale (1927 - 1937) in cinque paesi diversi : Quello che Krugman sottolinea è il pessimo risultato della Francia dove non arriva la Fenice della rinascita economica, e si chiede perché la Francia è diversa? Semplice, perché è rimasta nel gold Standard. E da qui l'analogia con la crisi dell'eurozona, dove nonostante la profonda crisi che va avanti e peggiora da oltre 5 anni, non si intravede nessuna Fenice della rinascita, per un motivo molto semplice, L'EURO, che agisce in maniera simile al gold standard se non peggiore. Ecco le parole usate dal buon Krugman : "...Why was France different? It stayed on the gold standard. And it’s hard to avoid the notion that the absence of any phoenixes in Europe today comes from the role of the euro, which is acting as a similar constraint, only worse..". E conclude facendoci notare il "successone" dell'euro : "...But hey, Europe has just had one quarter of (modest) growth. The euro is a triumph!" Nel su secondo articolo o professor Krugman viene analizzato l'evidente fallimento dell'austerità dal punto di vista economico, che però rischia di diventare un successo dal punto di vista politico. Nel sottolineare che l'austerità ha fallito a tutti i livelli per i seguenti motivi : 1 - fra fine 2012 e inizio 2013 nonostante debiti e deficit pubblici siano cresciuti in tutto il mondo, Europa compresa, i tassi di interesse sono rimasti bassi; 2 - a seguito dei moltiplicatori che il FMI ha ammesso essere superiori ad 1, in recessione tagliare la spesa e aumentare le tasse è distruttivo per l'economia; 3 - il presunto limite del 90% del rapporto Debito Pubblico/PIL oltre il quale la crescita rallenta bruscamente, non esiste; il professore ci fa notare che nulla è cambiato nelle politiche economiche di austerità per due motivi : 1 - a lungo andare le economie tendono a migliorare anche a seguito di crisi causate da pessime politiche economiche; 2 - la gente tende a dimenticare gli eventi più lontani nel tempo e a ricordare solo quelli più recenti. Quindi fondamentalmente gli austerians non devono far altro che aspettare, perché primo o poi la ripresa arriva e possono prendersene il merito, ecco le parole esatte di Krugman : "...Over the course of fall 2012 and spring 2013, the opponents of austerity were vindicated on every intellectual front. Interest rates stayed low despite high debt and deficits (and fell in Europe once the central bank began doing its job as lender of last resort). The evidence became overwhelming that cutting spending and raising taxes in a slump depressed output, and by much more than the IMF had previously assumed. The alleged debt cliff, with growth falling off sharply once debt exceeded 90 percent of GDP, turned out not to exist — and even the mild negative correlation between debt and growth seems to be mainly reverse causation. But nothing changed in policy — and the austerians may well come out as political winners despite having been wrong about everything. Why? Well, there are two facts you need to know. One is that economies tend to improve, eventually, even if they’ve been depressed by bad policies. The other is that voters, and to an important extent the chattering classes as well, evaluate politicians not by the absolute level of income, far less by a comparison between how things are with how they should be, but by the recent rate of change. So in an important sense all the austerians had to do was hang on long enough. Sooner or later there would be an upturn, and they could claim credit..." A conferma di quanto scritto, Krugman porta l'esempio del presunto successo della Reganomics degli anni 80, mostrandoci due grafici dove sono riportate le previsioni fatte dal Congressional Budget Office (CBO) prima dell'elezione di Regan, sulla Disoccupazione (fig 1) e sulla crescita reale del PIL (fig 2), ecco i risultati : Come si vede chiaramente le previsioni (soprattutto sulla disoccupazione) sono diversa dai dati reali, e come suggerisce Krugman l'unico dato migliore del previsto è quello sull'Inflazione, che il CBO aveva previsto all'8% e che in realtà è stata sotto il 4%, ma per questo non c'è da stupirsi visto l'alta disoccupazione e la curva di Philips.
Il riassunto di Krugman è : "...So a quick summary of what happened during Reagan’s first term is that the U.S. economy experienced a much worse slump than almost anyone expected, then recovered by 1985 roughly to trend, with unemployment still somewhat elevated. On the whole, it was a bad record, with hundreds of billions of potential output wasted and a lot of gratuitous pain for the unemployed. But that, of course, is not how it played politically. Because output was growing fast and unemployment falling fast in 1984, as the election approached, it was Morning in America! Supply-side economics vindicated, Keynesianism destroyed! And this legend lives on to this day..." Capito, il primo mandato di Regan è stato un fiasco, ma con l'avvicinarsi delle elezioni per il secondo mandato, è arrivata la ripresa che ha consacrato il liberismo e l'austerità e ucciso il Keynesismo. La conclusione è che qualcosa del genere possa succedere anche in Europa : "...I think we need to face the possibility that something like this may happen in the UK, and maybe even in Europe. But even if it does, the answer is to keep on plugging away at the truth, and remember that the wheel of fortune turns. Remember, it was only 8 years from Morning in America to “It’s the economy, stupid.” Dal blog del Nobel per l'economia Paul Krugman : But Where’s My Phoenix? e When Good Things Happen to Bad Idea Addendum del 18/09/2013 A conferma della rivendicazione di vittoria da parte dei difensori dell'Austerità, arriva questo articolo del Telegraph a firma di Evans-Pitchard, che riporta le parole del ministro tedesco Schauble, che sta già rivendicando i presunti benefici che sta portando il consolidamento fiscale via austerità, visto che la zona euro nel secondo trimestre 2013 è cresciuta dello 0,3%. Dal Telegraph : My grovelling apology to Herr Schäuble Buona informazione a tutti. |
AutoreLeonardo Sperduti Archivio
December 2013
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