Anche se il titolo può ingannare, non c'è nulla di complottistico nel post di 48 che voglio proporvi, solo la constatazione che l'Italia e i suoi gioielli sono prede appetibili ed appetite all'estero, soprattutto se i politici cialtroni e vigliacchi del PUD€ facilitano la svendita in atto.
Partiamo dal caso Telecom a cui fa riferimento il report dei servizi : "...Con Telecom abbiano visto come vanno a finire le "privatizzazioni". Il concorrente maggiore di Telecom sui mercati che costituiscono la principale area di redditività dell'azienda, diventa controllore del proprio competitore italiano su quegli stessi mercati. E come può andare a finire? (Persino Zingales lo denunzia...) E non che i "servizi" non avessero rammentato cosa significhi, per chiunque sia dotato di elementare conoscenza storico-economica, trasferire settori di mercato aperti alla concorrenza globalizzata a operatori stranieri (risultato ultimo, inevitabile, del processo apertosi con le privatizzazioni). Apertamente si parla di colonizzazione. Sentite cosa dicono qui (i servizi...un grazie a Lorenzo Carnimeo)): Nell'attuale scenario di crisi, "l'azione aggressiva di gruppi esterì" mira a "strategie acquisitive di patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionalì, nonchè 'di marchi storici del 'made in Italy', a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche...l'attenzione dell'intelligence si è appuntata sulla natura dei singoli investimenti per verificare se siano determinati da meri intenti speculativi o da strategie di sottrazione di know how e di svuotamento tecnologico delle imprese stesse con effetti depressivi sul tessuto produttivo e sui livelli occupazionaliI "livelli occupazionali" capite? E i nostri governi (e le massime istituzioni) continuano a invocare gli "investitori stranieri" per la crescita e il rilancio dell'occupazione!!! In precedenza, gli stessi servizi avevano già avvertito: La sicurezza non è più la difesa del confine di Tarviso. La minaccia non arriva più solo da altri Stati, ma anche da persone e gruppi di persone. E soprattutto “la minaccia non è più solo alla sicurezza fisica, allo Stato sovrano, ma al sistema-Paese, alla competitività dello stesso Stato”. La crisi economica e finanziaria che sta attraversando l’Italia, ha spiegato Massolo, “ha fatto da moltiplicatore dei rischi nel nostro Paese” si è “accentuata la vulnerabilità strutturale del nostro modello produttivo”. Cosa significa (si chiede l'Huffingotn post.ndr.)? Che rischiamo una colonizzazione industriale? Che le nostre imprese, senza il sostegno dello Stato, rischiano di essere spazzate sui mercati esteri da aziende con sistemi-Paese più organizzati?Probabile che la risposta a queste domande sia affermativa. Anche perché lo stesso Massolo ha rivolto quello che sembra un forte appello al governo. “C’è bisogno”, ha detto, di avvicinare l’intelligence al decisore politico per avere le priorità della propria azione..." Gli allarmi dei servizi sono chiari ma inascoltati, d'altronde non dobbiamo dimenticarci che il progetto di colonizzazione €uro-Tedesco deve andare avanti, e come ci ricorda sempre 48 : "...Solo che lo schemino, - condito dal parallelo sistema di credito bancario al settore pubblico...in partenariato, che però è "privatizzato" (almeno nelle "forme")...che però è socio del pubblico...che però è affidato all'efficienza tecnica dei privati, IRRINUNCIABILE E PER IL VOSTRO BENE, insomma questa "leggera confusione" che manda in pensione la vecchia mazzetta-è comune pure alla Germania. Che non è seconda a nessuno quanto a commistione tra "pubblico" e sistema bancario" e comunque, va forte pure quanto a "partenariato" e commistioni di forme pubbliche e gestione di pubblici servizi. Sul primo aspetto: In Germania, spiega Cambi, oltre la metà del sistema bancario è in mani pubbliche. Esempio: la Commerzbank, secondo istituto tedesco, ha lo Stato come azionista di maggioranza. E «siccome, tramite le proprie banche investe (e massicciamente) nei nostri Btp, lo Stato tedesco, come azionista di maggioranza, lucra sulle nostre sfighe e sul nostro spread: gli basta non comprare i nostri bond, ed ecco che lo spread si innalza». In poche parole, il governo di Berlino «esercita un controllo diretto impressionante sulla nostra politica interna», con manovre finanziarie da centinaia di miliardi. Lo Stato tedesco «è l’azionista di maggioranza di centinaia di istituti bancari di diritto privato ma a capitale quasi totalmente pubblico, che accedono alla Bce allo 0,75%». Quindi Berlino «compra massicciamente titoli tedeschi, tenendo giù i loro tassi di interesse». Altro esempio, la Kfw (Kreditanstalt fuer Wiederaufbau), istituto nato nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall: è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander. In pratica, è al 100% pubblica, «come altre centinaia di banche tedesche» che, «con la scusa del project financing», finanziano un sacco di enti, iniziative e attività pubbliche e private, al posto dello Stato, «tenendo su a forza l’economia del paese». Formalmente, sono istituti di diritto privato, e quindi i loro finanziamenti – frutto del capitale pubblico e decisivi per l’economia tedesca – non vanno ad aumentare il debito pubblico della Germania. E come fa, Berlino, ad approvigionarsi di euro? «Comprando decine di miliardi di euro di Bund, con gli euro presi in prestito dalla Bce allo 0,75% e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati». Per approvvigionarsi sul mercato allo scopo di finanziare queste attività, il governo tedesco «ha emesso nel tempo una quantità enorme di obbligazioni: insomma, ha fatto debiti per 430 miliardi di euro». Al contrario della nostra analoga Cassa Depositi e Prestiti, le cui passività (obbligazioni postali) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro Pil, le passività germaniche della Kfw, pari quasi 500 miliardi di euro, rappresentano il 17% del Pil tedesco. Ma – e qui sta il “trucco” – non sono state contabilizzate nel bilancio statale, e quindi non vanno ad aumentare, come invece dovrebbero, il “virtuoso” debito pubblico tedesco. Il tutto, aggiunge Cambi, è regolarmente permesso dalla Comunità Europea attraverso l’Esa-95, il manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici. Bruxelles «esclude dal computo le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi». Ovvero: fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti almeno per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell’istituto non vengono computati nel bilancio dello Stato. Come ha scritto il “Corriere della Sera”, la serietà di un tale principio è paragonabile alla considerazione del rischio da parte dei contabili che hanno favorito il crac della Lehman Brothers..." E per quanto riguarda i "benefici" che deriverebbero dalle "miracolose" ed "efficienti" privatizzazioni : "...Riguardo la privatizzazione materiale di servizi pubblici (diciamo della collezione e dello smaltimento di rifiuti o della gestione d’acqua) la gestione dalle imprese del settore privato può aumentare la flessibilità organizzativa e anche la sensibilità alle domande dei cittadini-clienti . Anche l’efficienza economica può alzarsi. Però c`è evidenza che possono emergere gravi svantaggi. Per i cittadini-clienti si mostrava che, appena il fornitore privato ebbe conquistato il marcato e l’arena del rispettivo servizio e scacciare l’antecedente fornitore pubblico, la qualità dei servizi cominciava a abbassarsi mentre i prezzi e tariffe si mettevano a alzarsi... Inoltre un impatto negativo si osservava anche riguardo alle condizioni di lavoro e salariali dei dipendenti. Spesso quelle si peggiorano perche le imprese commerciali dimostrano la tendenza di ridurre le loro proprie spese per aumentare il loro profitto. In quanto riguarda il processo di privatizzazione formale (organizzativa), degli effetti positivi possono notarsi anzitutto a causa dell’aumento della flessibilità organizzativa e personale per i municipi. Posto che tali organizzazioni operando formalmente al di fuori del municipio stesso non sono sottomesse alle regolazioni strette concernenti lo staff cosi come il budget i municipi ottengono, tramite forme di privatizzazione formale, più di discrezionalità nel reclutamento del personale e nel finanziamento delle loro attività e progetti. Cercando e usando questa flessibilità i municipi hanno nel frattempo in gran scala espanso e moltiplicato l’ambito e la percentuale di tali enti formalmente privatizzati. In Germania circa un mezzo dell’intero staff dei municipi venne impegnato da questa struttura al di fuori del municipio stesso. Questo sviluppo si chiamava una “satellitizzazione” (in francese: satellitisation) dei municipi per accennare che i municipi stanno circondatisi da tali organizzazioni come dagli “satelliti”. In questo contesto si è parlato perfino di una “atomizzazione” del governo locale.." Vi lascio alla lettura del post di 48, da Orizzonte48 : Buona informazione a tutti.
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AutoreQuarantotto Archivio
October 2013
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